Alunni e docenti non sono spettatori che curano il loro orto: il messaggio del Papa per la Pace – INTERVISTA

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“Siete chiamati ad essere protagonisti e non spettatori del futuro”: è la frase chiave pronunciata da papa Francesco durante l’udienza nell’Aula Paolo VI alla presenza di seimila tra studenti, insegnanti e dirigenti scolastici della Rete Nazionale delle Scuole di Pace. Dopo le testimonianze dell’iniziativa intitolata “Trasformiamo il futuro. Per la pace. Con la cura”, il Pontefice ha fatto riferimento alla convocazione in settembre all’Onu del Summit mondiale sul futuro ricordando che “tutti siamo interpellati dalla costruzione di un avvenire migliore e, soprattutto, che dobbiamo costruirlo insieme!”.

Ci sono esperienze, ha detto, che “toccano la vita di tutti e chiedono a ciascuno di noi partecipazione attiva e impegno personale”.

All’evento erano presenti anche il direttore responsabile della Tecnica della Scuola Alessandro Giuliani e la direttrice editoriale Daniela Girgenti, che hanno avuto l’onore di salutare Papa Francesco.

Secondo Francesco, “in un mondo globalizzato, dove siamo tutti interdipendenti, non è possibile procedere come singoli individui che si prendono cura soltanto del proprio ‘orto’, per coltivare i propri interessi: occorre invece mettersi in rete e fare rete, entrare in connessione, lavorare in sinergia e in armonia. Questo significa passare dall’io al noi: non ‘io lavoro per il mio bene’, ma ‘noi lavoriamo per il bene comune, per il bene di tutti'”.

Quindi, Papa Francesco si è rivolto agli studenti e insegnanti: “voi avete messo al cuore del vostro impegno due parole-chiave: la pace e la cura“.

“Sono due realtà legate tra loro – ha osservato -: la pace, infatti, non è soltanto silenzio delle armi e assenza di guerra; è un clima di benevolenza, di fiducia e di amore che può maturare in una società fondata su relazioni di cura, in cui l’individualismo, la distrazione e l’indifferenza cedono il passo alla capacità di prestare attenzione all’altro, di ascoltarlo nei suoi bisogni fondamentali, di curare le sue ferite, di essere per lui o lei strumenti di compassione e di guarigione”. Secondo il Pontefice, “questa è la cura che Gesù ha verso l’umanità, in particolare verso i più fragili, e di cui il Vangelo ci parla spesso”. “Dal ‘prendersi cura’ reciproco nasce una società inclusiva, fondata sulla pace e sul dialogo”, ha aggiunto il Papa, prima di chiedere “un piccolo silenzio” per “pensare ognuno ai bambini ucraini e di Gaza”.

“In un mondo attraversato da crisi globali, vi chiedo di essere costruttori di futuro, perché la nostra casa comune diventi luogo di fraternità, di solidarietà e di pace”.

“Vi auguro di essere sempre appassionati di questo sogno! – ha aggiunto – Lo dico con il motto di Don Lorenzo Milani, il priore di Barbiana, che al ‘non mi importa’, tipico dell’indifferenza menefreghista, opponeva l”I care’, cioè il ‘mi sta a cuore’, ‘mi interessa'”.

“Che anche a voi stia sempre a cuore la sorte del nostro pianeta e dei vostri simili; vi stia a cuore il futuro che si apre davanti a noi, perché possa essere davvero come Dio lo sogna per tutti: un futuro di pace e di bellezza per l’umanità intera”, ha concluso Francesco.

Al termine della giornata abbiamo intervistato Flavio Lotti, coordinatore del comitato promotore.