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Bagni unisex in un liceo, la ds: “Equivoco col personale, test da svolgere su un solo piano della scuola. Presto corsi per i prof”

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Una bufera si è abbattuta su un liceo di Trieste. Il motivo? La scuola, o meglio la neo dirigente scolastica appena insediata, ha introdotto i bagni “gender neutral”, ovvero senza indicazioni precise, nelle porte, per differenziarli tra maschi e femmine: in un unico ambiente possono andare tutti. Lo riporta Il Piccolo.

La preside ha definito il tutto un “test”, dicendosi pronta a fare marcia indietro “se qualcuno non dovesse sentirsi a proprio agio”. La proposta ha suscitato già accese polemiche, incontrando l’opposizione dell’Ufficio scolastico regionale e dell’assessorato regionale all’Istruzione.

I bagni “unisex” si trovano ora soltanto in un piano della scuola, mentre negli altri è stata ripristinata la classica divisione. Stando alle parole della preside, ci sarebbe stato un equivoco con il personale incaricato della modifica e l’errore sarebbe stato corretto dopo pochi giorni. “Il test doveva svolgersi su un solo piano”.

Gli obiettivi

La proposta è nata su impulso della stessa dirigente scolastica e del suo staff, senza coinvolgere il collegio docenti in via preliminare. Docenti che, prosegue la preside, nei prossimi mesi saranno destinatari di “momenti di formazione”, così da essere sensibilizzati rispetto a stereotipi e discriminazioni di genere.

Il suo obiettivo è “garantire la tutela e il rispetto di tutti”, a partire dalla presenza nel registro scolastico delle cosiddette carriere alias. “Se però le ragazze mi dicono che la soluzione non le trova a loro agio o è poco funzionale, sono pronta a fare marcia indietro. Siamo in una fase interlocutoria”, ha detto la ds.

L’Usr frena

Sulla vicenda è intervenuta la dirigente dell’Ufficio scolastico regionale del Friuli Venezia Giulia, Daniela Beltrame, che definisce “ridicolo” associare il problema della discriminazione ai servizi igienici. “Se dovesse essere richiesto dai rappresentanti dei genitori e dagli altri componenti della scuola la soluzione sarebbe piuttosto istituire un servizio aggiuntivo con la scritta ‘per tutti’ all’ingresso”.

Duro anche l’intervento dell’assessora regionale all’Istruzione Alessia Rosolen: “Stupisce che una dirigente appena insediata ritenga prioritario intervenire non sull’offerta formativa o sulla didattica, ma utilizzi il serissimo tema dei diritti per un’iniziativa che lascio agli studenti e ai genitori valutare”.

Cosa ne pensano docenti e studenti?

Ma cosa ne pensano i ragazzi? I più appaiono indifferenti rispetto alla possibilità di uniformare i servizi igienici, non ritenendolo evidentemente un tema prioritario per l’agenda scolastica. La maggioranza degli alunni è favorevole alla sperimentazione, ma alcuni lasciano trasparire i loro dubbi

“Siamo assolutamente contrari”, hanno detto alcuni, “è una mancanza di rispetto verso le ragazze perché in questo modo non c’è più spazio per la privacy se uno lo desidera”. E i docenti? Anche loro sembrano manifestare disponibilità, benché qualcuno ravvisi l’esigenza di “aumentare la sorveglianza nei bagni alla luce della promiscuità”.

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