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Chi si ricorda di Danilo Dolci? Libro di Giuseppe Maurizio Piscopo sul grande sociologo e non solo

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La presenza di Danilo Dolci in Sicilia, negli anni Cinquanta, è stata una pietra miliare per lo sviluppo sociale e culturale dell’isola. A Mirto, nei pressi di Partinico, fondò pure una scuola e da lì condusse campagne politiche e culturali contro la mafia che ha sempre cercato di sovrapporsi sia allo stato sia alle leggi e sia al lavoro dei contadini, inducendoli all’ignoranza e cercando di negare loro l’istruzione e il diritto alla cittadinanza e dunque alla democrazia, quando essa gestiva i voti per conto dei capi bastoni legati per lo più ai partiti di governo.

Ma Dolci non solo denunciava questa antica piaga ma additava i politici, anche di larga fama, legati alla cosiddetta “Onorata società” apertamente e per questo attirandosi minacce anche pesanti. 

Memorabili sono i suoi scioperi della fame, affinchè si costruissero dighe in una Sicilia assetata, ma che tale è rimasta, e per il suo riscatto economico e culturale, lui che veniva dal profondo Nord.

Vincitore del premio Lenin per la pace nel 1957, ha avuto pure molti riconoscimenti internazionali, compresa la candidatura per nove volte al Premio Nobel. Ma non solo. Scrisse poesie e saggi, racconti, pezzi di letteratura. 

Ricordiamo, per averli letti quando uscirono: Non sentite l’odore del fumo?, Laterza; Chissà se i pesci piangono. Documentazione di un’esperienza educativa, Einaudi; Esperienze e riflessioni, Laterza, Non esiste il silenzio, Einaudi; Il ponte screpolato, Stampatori.

E ora a cento anni dalla nascita, esce un libro denuncia che racconta l’esperienza intellettuale e umana di questo immenso sociologo e poeta, scrittore e maestro, ma con una punta di amaro: in nessun libro della scuola elementare e della media, c’è traccia di Danilo Dolci, quasi a volere nascondere ciò che lui ha fatto per la povera gente dell’isola in anni molto difficili. 

“Ci hanno nascosto Danilo Dolci” di Giuseppe Maurizio Piscopo, con l’introduzione di Salvatore Ferlita e la postfazione di Amico Dolci, con le foto di Melo Minnella, Peppino Leone e quelle dell’archivio del Centro Studi, con un disegno di Tiziana Viola-Massa e un brano dedicato al sociologo triestino dal titolo: “Spine Sante”, eseguito con due fisarmoniche da Maurizio Piscopo e Pier Paolo Petta. La composizione costituisce la colonna sonora del libro. 

Il testo contiene alcune interviste alle persone che l’hanno conosciuto ed hanno lavorato con lui: Nino Fasullo, Pino Lombardo, Cosimo Scordato, Maria Di Carlo, Giuseppe Carta, Gianluca Fiusco, Salvatore Di Marco e la conversazione di Sciascia e Danilo Dolci. 

Tra i tanti intellettuali di spessore che aderirono alle sue battaglie, difendendolo dai processi e gli arresti, anche Norberto BobbioAlberto Moravia, Enzo Sellerio, Erich Fromm, Bertrand Russell, Jean Piaget, Jean-Paul Sartre ed Ernst Bloch. 

“In tanti però ancora oggi non conoscono la sua storia”, racconta Amico Dolci, uno dei figli di Danilo, e lo steso sostiene Giuseppe Maurizio Piscopo che addirittura va più in là: ce lo nascondono.