Chiamata diretta dei docenti, stiamo attenti: dopo i docenti di sostegno scelti dalle famiglie potrebbero rilanciarla, altolà di D’Aprile (Uil Scuola Rua)

CONDIVIDI

“La decisione di confermare i docenti di sostegno per tre anni sulla base anche delle preferenze delle famiglie degli alunni con disabilità è un precedente che fa pensare: averlo proposto sul sostegno, anche se forse non verrà mai realizzato, potrebbe essere un’anticamera per portarlo anche sulle materie curricolari. E questo rievoca la chiamata diretta della Legge 107 del 2015: quindi sono norme fatte dalla destra, ma che purtroppo piacciono anche alla sinistra”: a dirlo è stato il segretario generale della Uil scuola Rua, Giuseppe D’Aprile, nel corso dell’evento ‘Scegliamo il futuro’, svolto a Roma il 3 aprile nel teatro Italia.

Davanti a centinaia di delegati giunti da tutta Italia, il sindacalista ha chiesto: “Come si può pretendere stare zitti di fronte ad una dichiarazione con la quale si dice che le famiglie e gli alunni con disabilità scelgono e confermano il docente di sostegno per tre anni sul proprio posto? Perché c’è scritto anche questo nella norma. Quando scrivete le norme azionate il cervello: come fa un alunno tetraplegico a confrontarsi con il dirigente scolastico se non riesce a parlare?”.

Ha quindi spiegato perché la Uil Scuola Rua non ha invitato alla manifestazione nessun esponente della Sinistra: “avremmo sentito sempre le stesse cose, non una critica ragionata e costruttiva. Quella che fa invece il nostro sindacato, da proporre in tutte le sedi, con la destra e la sinistra”.

D’Aprile è tornato quindi a criticare il contratto nazionale di lavoro 2029/21, non firmato dal suo sindacato: “Il Ccnl dovrebbe tutelare la comunità educante, invece ci ritroviamo un contratto pieno di lacciuoli che complica la vita dei lavoratori, la nostra è anche una forma di dissenso verso la politica che si sta portando avanti da anni nella scuola”.

Quindi ha tenuto a dire che “il personale Ata è stato preso in giro: per confermare i 6.000 collaboratori scolastici aggiuntivi del Pnrr abbiamo avuto quattro mesi per confermare le loro supplenze, ci siamo ridotti all’ultimo giorno e ora gli verranno tolte giornate di lavoro”.

Quindi, sul precariato D’Aprile ha detto che “i concorsi sono stati fallimentari: abbiamo fatto cinque concorsi in nove anni, ma il precariato è raddoppiato arrivando a 234mila supplenze annuali. All’Europa dobbiamo avere il coraggio di dire che ogni Stato ha le sue peculiarità: i soldi devono servire per stabilizzare il personale, non solo per sfruttarlo attraverso le supplenze”.

“Inoltre, ci sono graduatorie piene di vincitori dei concorsi precedenti, che però non verranno utilizzate. E poi perché il concorso Pnrr non finirà per metà giugno? C’è anche discrepanza tra i bassi compensi dei commissari dei concorsi della primaria con quelli della secondaria: perché?”

E ancora: “Per salvare le scuole all’estero abbiamo scritto al ministro Valditara e al ministro Tajani. Solo Tajani ci ha risposto garantendo una soluzione”.

Quindi, si è espresso sulle elezioni del Cspi: “Il mio sogno sarebbe vincerle sui programmi, con i lavoratori che ci dovrebbero votare per ciò che pensiamo. E non dobbiamo mai arrenderci alla mediocrità. Di fronte alle rivendicazioni più impegnative bisogna osare, mai adagiarsi sulla politica del minimo risultato. Preferiamo perseguire il ragionamento, e anche le sfide pur se insormontabili”.

“Ci spaventa – ha continuato – l’accettazione delle sfide non condivise. Crediamo nelle nostre idee: quella di una scuola unica statale e democratica. L’unitarietà del sindacato confederale è sacrosanta, ma se necessario andremo avanti da soli, nel rispetto delle opinioni altrui. L’azione sindacale si conduce nelle scuole, tra la gente, con un linguaggio semplice. Lo dicevamo due anni fa e questo rappresenta il nostro successo. Questa è la nostra coerenza”.

Infine, D’Aprile ha detto: “Qualcuno ha criticato la nostra scelta sostenendo che ‘da soli si va veloci, insieme si va lontano’: noi, comunque, andremo con chi rispetta la nostra identità e valorizza le persone, diversamente non siamo soli perché con noi c’è il personale che lavora a scuola tutti i giorni”.