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Lilli Gruber: “Meglio una scuola chiusa per la fine del Ramadan che per assenza di bambini, evitare che l’Italia si spenga”

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Si discute ancora del caso Pioltello e della chiusura della scuola Iqbal Masih il 10 aprile, per la festa di fine Ramadan, vista l’alto numero di iscritti di fede musulmana. A dire la sua e a prendere una forte posizione sul tema la scrittrice e giornalista Lilli Gruber, in un articolo pubblicato su Il Corriere della Sera.

Gruber contro l’idea dello scontro di civiltà

“La tolleranza va sempre in due direzioni e non c’è nessun bisogno di rinunciare alle proprie di tradizioni per rispettare anche quelle altrui. Quando si ragiona di questioni delicate come queste è utile mettere da parte certe frasi sguaiate della politica e la tentazione di ricorrere all’idea dello ‘scontro di civiltà’. Meglio rifarsi ai principi fondativi della Costituzione”, ha esordito.

La Gruber ha parlato di autonomia scolastica: “Il compito della Repubblica è abbracciare le nuove esigenze che sorgono con l’inevitabile mutare della composizione della società, anche negli istituti scolastici, pur nella consapevolezza che si tratta di equilibri spesso fragili che interrogano sensibilità individuali consolidate nel tempo. Prendere decisioni su questi temi è d’altronde una delle prerogative dell’autonomia scolastica, varata per tenere conto delle specificità che ogni istituto affronta”.

Poi la sua riflessione si è concentrata sul calo demografico, problema a suo dire ben più grave: “L’Istat ci dice che nel 2023 sono nati solo 379mila bambini: record negativo di sempre. La destra continua a parlare di misure per la natalità, ma niente di concreto finora si è visto. Per evitare che l’Italia si spenga, è necessaria quantomeno una riforma seria per riconoscere come cittadini italiani almeno coloro che, figli di genitori immigrati, sono nati nel nostro Paese. Farlo implica anche aprirsi a nuove confessioni, integrandole nel nostro ordinamento, in modo intelligente e non ideologico, in un senso o nell’altro”.

“La stella polare è il primato della legge, e bisogna studiare con attenzione le esperienze di altri Stati per capire i limiti del multiculturalismo come anche dell’assimilazione, e provare a superarli. Ricordandoci però sempre che è meglio una scuola chiusa per la fine del Ramadan di una chiusa per assenza di bambini”, ha concluso Gruber.

Calo demografico in Italia, i dati Istat

La diminuzione delle nascite rispetto al 2022 è di 14mila unità (-3,6%). Dal 2008, ultimo anno in cui si è assistito in Italia a un aumento delle nascite, il calo è di 197mila unità (-34,2%). Lo ha detto Istat nel report “Indicatori demografici anno 2023. La riduzione della natalità riguarda indistintamente nati di cittadinanza italiana e straniera. Questi ultimi, pari al 13,3% del totale dei neonati, sono 50mila, 3mila in meno rispetto al 2022.

La diminuzione del numero dei nati residenti del 2023 è determinata sia da una importante contrazione della fecondità, sia dal calo della popolazione femminile nelle età convenzionalmente riproduttive (15-49 anni), scesa a 11,5 milioni al 1° gennaio 2024, da 13,4 milioni che era nel 2014 e 13,8 milioni nel 2004. Anche la popolazione maschile di pari età, tra l’altro, subisce lo stesso destino nel medesimo termine temporale, passando da 13,9 milioni nel 2004 a 13,5 milioni nel 2014, fino agli odierni 12 milioni di individui. Il numero medio di figli per donna scende così da 1,24 nel 2022 a 1,20 nel 2023, avvicinandosi di molto al minimo storico di 1,19 figli registrato nel lontano 1995.

Giuliani: cosa farà il mondo della scuola?

Come ha scritto il nostro direttore Alessandro Giuliani già un anno fa, per chi governa la scuola è giunto il tempo delle scelte: la maggioranza deciderà di ridurre il numero di alunni per classe con nuovi “tetti” minimi (andando così a debellare una volta per tutte anche le cosiddette ‘classi pollaio’) oppure si procederà con l’accorpamento di scuole e la riduzione del contingente dei docenti e del personale Ata?