Home Attualità Terzo Settore: “Autonomia differenziata è una occasione storica mancata”

Terzo Settore: “Autonomia differenziata è una occasione storica mancata”

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La portavoce del “Forum Terzo Settore”, che rappresenta 100 reti nazionali e oltre 120mila realtà territoriali di Terzo settore, in un comunicato scrive: 

“Il via libera definitivo al testo sull’autonomia differenziata è, purtroppo, innanzitutto una storica occasione mancata. Dopo oltre venti anni dalla riforma del Titolo V della Costituzione, cui oggi si vuole dare attuazione, si è iniziato a lavorare per la definizione di alcuni Livelli essenziali di prestazioni (Lep) in modo da garantire stessi servizi e diritti in tutto il Paese, senza però contemplare minimamente ambiti sociali come la povertà, la disabilità, l’emarginazione sociale.

Poteva essere l’occasione per realizzare un obiettivo atteso da tempo, per attuare finalmente una maggiore uguaglianza sostanziale e far progredire l’Italia sul piano dei diritti, della coesione e dell’inclusione sociale, ma non è stato considerato”.

“Peraltro il testo approvato si concentra sulle procedure per stipulare le intese tra Regioni e Governo, mentre rimanda a un futuro indefinito la decisione sulle modalità di finanziamento degli stessi Lep, e non tiene conto della necessità di prevedere adeguati meccanismi perequativi per impedire l’aumento delle disuguaglianze e dei divari territoriali, lasciando così in bilico la concreta realizzazione delle intese differenziate”. 

E conclude: “Il Terzo settore ogni giorno intercetta e tocca con mano i bisogni delle persone e gli ostacoli che incontrano nel vedere garantiti dei propri diritti. Proprio per questo, sin dall’inizio dell’iter del provvedimento, proseguito peraltro con scarso coinvolgimento delle parti sociali, ha espresso forti perplessità: alla luce delle criticità evidenziate, temiamo che le disuguaglianze multidimensionali e i divari già profondi tra territori si cristallizzeranno o, peggio ancora, aumenteranno. Piuttosto che un’autonomia differenziata, si apre la strada a un regionalismo delle disuguaglianze”.