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1 bimbo su 3 in sovrappeso: determinanti mangiar male e pigrizia, ma anche genitori e scuola

Le abitudini alimentari squilibrate, le troppe ore passate davanti la tv e l’ormai proverbiale ‘indolenza’ che caratterizza i nostri ragazzi continuano ad incidere pericolosamente sulla salute dei giovani italiani: secondo un’autorevole indagine – condotta negli ultimi mesi nelle scuole italiane dal Ministero del lavoro, salute e politiche sociali e coordinata dall’Istituto superiore di sanità, in collaborazione con il Miur e con l’Istituto nazionale di ricerca e nutrizione – oltre il 35 per cento dei bambini frequentanti la terza elementare (quindi tra otto e nove anni) risultano in sovrappeso. E i motivi andrebbero però ricondotti anche dalle cattive abitudini o la mancanza di sensibilizzazione adottata nell’ambiente casalingo, ma anche in quello scolastico.
Il dato anche se non è del tutto nuovo, non deve assolutamente indurre all’indifferenza visto che l’obesità rappresenta spesso un fattore predisponente per l’insorgere di malattie importanti in età adulta come l’ipertensione o la sofferenza cardiocircolatoria. Lo stesso ministero della Salute, attraverso il sottosegretario Francesca Martini, ha fatto sapere che questi risultati incoraggiano “iniziative con i pediatri di famiglia e nelle scuole per diffondere la cultura di una corretta alimentazione tra i più giovani”.
All’accurata ricerca, chiamata ‘Okkio alla salute’, e presentata il 7 ottobre a Roma, hanno partecipato 18 regioni italiane (praticamente tutte tranne Lombardia e Trentino-Alto Adige): le rilevazioni sono state condotte da 1.028 operatori del Servizio sanitario nazionale, che hanno misurato peso ed altezza di quasi 46 mila bambini della terza classe primaria (la ex terza elementare) di 2.610 scuole. Circa 46.500 i genitori intervistati, 1.500 gli insegnanti coinvolti.
Ebbene, l’indagine ha evidenziato come il 35,9% dei bambini analizzati sia sovrappeso o obeso (rispettivamente 23,6% e 12,3%), con grandi differenze da regione a regione e tra sud e nord Italia: la maglia nera va alla Campania, dove praticamente un piccolo studente su due (il 49%, quasi 200.000 bambini) presenta disturbi fisici legati alla sbagliata alimentazione. Seguono Molise, Calabria e Sicilia (42%), la Basilicata e la Puglia (39%). D’altra parte, agli ultimi posti e quindi con una corretta proporzione peso-altezza, si classificano la Valle d’Aosta (23%), il Friuli-Venezia Giulia (25%), la Sardegna (26%) ed il Piemonte (27%).
Dalle interviste è emerso poi che buona parte delle responsabilità andrebbero ‘addossate’ ai genitori: l’11% dei bambini non farebbe, infatti, colazione la mattina, il 28% la fa in maniera non adeguata, l’82% fa una merenda di metà mattina troppo abbondante (con snacks ipercalorici e pieni di conservanti), il 23% non consuma quotidianamente frutta e verdura. Se si aggiungono la scarsa attività fisica (solo 1 bambino su 10 svolge sport in modo adeguato per la propria età), comportamenti sedentari (1 ragazzino su 4 guarda la tv per 4 ore o più al giorno e 1 su 2 ha la televisione in camera), la sottovalutazione del problema da parte dei genitori e le responsabilità delle scuole (solo il 12% prevede la distribuzione di alimenti sani) il fenomeno acquisisce facilmente le dimensioni denunciate dalla ricerca.
Alessandro Giuliani

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