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1° gennaio: giornata della pace

Architrave del documento pontificio è la fraternità, dimensione essenziale dell’uomo, senza la quale, diventa impossibile la costruzione di una società giusta e di una pace solida e duratura.
Il Papa sottolinea, dunque, che tale vocazione alla fraternità è oggi spesso contrastata dalla globalizzazione dell’indifferenza che ci fa lentamente abituare alla sofferenza dell’altro, chiudendoci in noi stessi. Francesco cita la Populorum Progessio di Paolo VI e la Sollicitudo rei socialis di Giovanni Paolo II per ribadire che non soltanto le persone, ma anche le nazioni debbono incontrarsi in uno spirito di fraternità e aggiunge che la pace è un bene indivisibile. O è bene di tutti o non lo è di nessuno.
La fraternità, è la via maestra anche per sconfiggere la povertà. Al tempo stesso, è il suo auspicio, servono anche politiche efficaci che promuovono il principio della fraternità assicurando alle persone di accedere ai capitali e alle risorse. Così come si ravvisa la necessità di politiche che servano ad attenuare una eccessiva sperequazione del reddito.
Il Papa si sofferma sull’attuale crisi economico-finanziaria e sottolinea che il succedersi delle crisi economiche deve portare agli opportuni ripensamenti dei modelli di sviluppo economico e a un cambiamento negli stili di vita. Anzi, la crisi odierna può essere anche un’occasione propizia per recuperare le virtù della prudenza, della temperanza, della giustizia e della fortezza. L’uomo, ribadisce, è capace di qualcosa in più rispetto alla massimizzazione del proprio interesse individuale. Papa Francesco denuncia dunque con forza la corruzione e il crimine organizzato. Una comunità politica, è il suo monito, deve agire in modo trasparente e responsabile per generare la pace sociale. I cittadini, ammonisce, devono sentirsi rappresentati dai poteri pubblici nel rispetto della loro libertà”. Invece, constata, spesso tra cittadino e istituzioni, si incuneano interessi di parte che deformano una tale relazione, propiziando la creazione di un clima perenne di conflitto.
Papa Francesco non manca di denunciare l’egoismo che si sviluppa socialmente sia nelle molte forme di corruzione, oggi così capillarmente diffuse, sia nella formazione delle organizzazioni criminali, dai piccoli gruppi a quelli organizzati su scala globale. Queste organizzazioni, offendono gravemente Dio, nuocciono ai fratelli e danneggiano il creato, tanto più quando hanno connotazioni religiose.
L’ultimo paragrafo del Messaggio è dedicato alla custodia della natura. Anche qui, afferma, serve la fraternità perché “siamo spesso guidati dall’avidità, dalla superbia del dominare e non consideriamo la natura come un dono gratuito da mettere a servizio dei fratelli. Il Papa rinnova dunque l’appello contro lo scandalo della fame nel mondo. E’ un dovere cogente, scrive il Papa, che si utilizzino le risorse della terra in modo che tutti siano liberi dalla fame.
Scrive Papa Francesco: “La fraternità spegne la guerra. Nell’anno trascorso, molti nostri fratelli e sorelle hanno continuato a vivere l’esperienza dilaniante della guerra, che costituisce una grave e profonda ferita inferta alla fraternità. Molti sono i conflitti che si consumano nell’indifferenza generale. (…) La Chiesa alza la sua voce per far giungere ai responsabili il grido di dolore di quest’umanità sofferente e per far cessare, insieme alle ostilità, ogni sopruso e violazione dei diritti fondamentali dell’uomo. Per questo motivo desidero rivolgere un forte appello a quanti con le armi seminano violenza e morte: riscoprite in colui che oggi considerate solo un nemico da abbattere il vostro fratello e fermate la vostra mano! Rinunciate alla via delle armi e andate incontro all’altro con il dialogo, il perdono e la riconciliazione per ricostruire la giustizia, la fiducia e la speranza intorno a voi! (…) Non possiamo però non constatare che gli accordi internazionali e le leggi nazionali, pur essendo necessari ed altamente auspicabili, non sono sufficienti da soli a porre l’umanità al riparo dal rischio dei conflitti armati. È necessaria una conversione dei cuori che permetta a ciascuno di riconoscere nell’altro un fratello di cui prendersi cura, con il quale lavorare insieme per costruire una vita in pienezza per tutti. È questo lo spirito che anima molte delle iniziative della società civile, incluse le organizzazioni religiose, in favore della pace”.

 

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Giovanni Sicali

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