Una ragazza su quattro con meno di 30 anni non studia e non lavora, ma solo il 60% di queste giovani donne inattive è disposta a cercare lavoro, contro il 78,5% dei maschi.
In altre parole, si legge sul Sole 24 Ore, il numero di ragazzi e ragazze dai 15 ai 29 anni che né studia né lavora, i noti Neet, è arrivato al 22%. In ogni caso aumenta il numero di ragazze che vive questa condizione rispetto ai maschi per ogni classe di età e per ogni anno.
Il trend negativo ha interessato più di tutti laureati e diplomati, dal momento che la fetta di popolazione più vulnerabile non è però quella dei giovanissimi, ma di coloro che erano giovanissimi dieci anni fa, durante la crisi. Una persona su tre fra i 25 e i 29 anni non studia né lavora e 7 su 10 di loro il lavoro non lo cercano neppure, contro il 50% dei 15-19 enni che non frequentano più la scuola.
Per l’ Istat dunque i più svantaggiati sono i diplomati, mentre dopo la cosiddetta crisi il numero di Neet è sceso soprattutto per i laureati (-6,2%), a seguire per i diplomati (-3,5%) mentre è rimasto pressoché stabile fra chi non ha neanche il diploma (-1,2%). Nel 2018 lavora il 33% dei 18-24enni che hanno abbandonano precocemente gli studi, contro il 78% dei laureati e il 69% dei diplomati.
Un’altra contraddizione sarebbe data dal fatto che l’Italia, per un verso mostra a livello europeo un marcato vantaggio femminile (fra le 15-64 enni) nei livelli di istruzione, ma dall’altro questa supremazia “culturale”vale solo sei sei nata nel posto giusto.
Infatti, precisa l’articolo del Sole 24 Ore, il 16% delle ragazze meridionali non finisce la scuola, contro il 10% del nord e l’8% di chi vive nelle regioni del centro. In generale l’abbandono scolastico è un fenomeno in crescita: la quota di 18-24enni che posseggono al più un titolo secondario inferiore e sono fuori dal sistema di istruzione e formazione (Early leavers from education and training – ELET) sale al 14,5% nel 2018, dove il target europeo è il 10%.
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