“L’11 settembre 2005, in tanti, abbiamo marciato da Perugia ad Assisi per una politica di pace. Ma una politica di pace non sarà possibile senza un’informazione di pace.
Pace e informazione sono due beni fondamentali a rischio. La pace resta un sogno per miliardi di bambine e bambini, donne e uomini privati dei fondamentali diritti umani. E anche da noi è sempre più in pericolo. L’informazione, sottoposta a pesanti limitazioni e condizionamenti politici ed economici, rischia di essere sempre più scadente e meno libera e indipendente.
I mezzi della comunicazione possono fare cose meravigliose ma anche cose terribili. Da sempre, la guerra come il terrorismo si nutrono di un’informazione faziosa, falsa e parziale che semina paura, odio e violenza. Allo stesso tempo, ogni volta che si nasconde o si rovescia la verità, che si oscura una manifestazione o un progetto di pace, che si privilegiano gli interessi di una parte anziché il bene comune si compie un grave attentato alla pace e alla possibilità di costruirla.
Eppure questa è la triste realtà quotidiana del nostro paese. Spesso i grandi mezzi d’informazione – e purtroppo lo stesso servizio pubblico radiotelevisivo – diffondono una falsa idea della pace che viene associata a inerzia, rinuncia, resa, rassegnazione, impotenza; immagini, parole e comportamenti irresponsabili trasmettono principi e comportamenti che corrodono alle radici la cultura della pace e dei diritti umani; i grandi problemi dell’umanità e del mondo, della guerra e della pace vengono per lo più ignorati sino a quando esplodono nelle forme peggiori; la narrazione della guerra e delle guerre è troppo spesso frutto di palesi manipolazioni; la parola viene concessa solo ad un manipolo di cosiddetti esperti o politici ed è sistematicamente negata agli operatori di pace; i loro appelli e le loro iniziative vengono sottaciute, nascoste, minimizzate o avvolte in un innocuo buonismo.
La pace si nutre invece di un’informazione e di una comunicazione libera, attenta al bene comune, vicina ai diritti e bisogni della persona e rispettosa della sua dignità così come una libera informazione può crescere solo nella pace.
Per queste ragioni, in sintonia con le continue esortazioni del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, abbiamo deciso di promuovere, il prossimo 10 marzo 2006, una giornata nazionale per un’informazione e comunicazione di pace. Vogliamo denunciare la gravità della situazione e allo stesso tempo invitiamo tutti i cittadini, i giornalisti, gli organi d’informazione, le organizzazioni della società civile, le scuole e gli Enti Locali a prendere coscienza di questo problema. E’ urgente un cambio di mentalità e una più ampia assunzione di responsabilità. Sono in gioco i nostri fondamentali diritti. La promozione di un’informazione e una comunicazione di pace, lo sviluppo di un ruolo positivo dei media nella costruzione di una cultura e politica di pace dell’Italia è responsabilità di tutti e di ciascuno. Un compito insostituibile spetta alla Rai che consideriamo un bene pubblico indispensabile per la nostra libertà, la nostra democrazia e per il nostro benessere.
Gli operatori dell’informazione, della comunicazione e gli operatori di pace debbono unire le proprie professionalità per diffondere una cultura positiva della pace e dei diritti umani sempre più indispensabile.
A tutti gli organi dell’informazione e della comunicazione, pubblici, privati e indipendenti, chiediamo di dare voce alla pace. Non c’è bene più grande da promuovere e da difendere insieme”.
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