Come si potrebbe definire il rapporto di alcuni sacerdoti con la scuola? A leggere gli ultimi accadimenti sembrerebbe decisamente stretto. Per rendersene conto basta ricordare che lunedì 12 marzo 10mila studenti delle ultime classi delle scuole superiori si recheranno al santuario abruzzese di San Gabriele: l’evento servirà a festeggiare i famigerati “100 giorni agli esami di maturità”.
Dalla presentazione dell’evento, si tratterebbe di una specie di ritiro spirituale con preghiera, confessioni, messa e momento di festa. A celebrare la messa sarà il vescovo di Teramo-Atri Lorenzo Leuzzi.
La giornata si concluderà con il rito della benedizione delle penne per scrivere, ma anche degli strumenti più cari a giovani d’oggi: gli Smartphone e i tablet. “Non si tratta di un rito magico, quanto piuttosto di un invito ai giovani nativi digitali – dice monsignor Leuzzi nella lettera ricolta agli studenti – perché facciano un uso sempre più consapevole e responsabile di questi mezzi moderni”.
È curiosa anche la notizia di due sacerdoti con la ‘toque’, che raccontano il Vangelo a tutti – studenti compresi – spiegando cos c’è dietro a chi prepara delle pietanze: i due prelati si chiamano don Andrea Ciucci e don Paolo Sartor. Sono al loro quarto libro di ricette.
Il loro è un modo di vivere “da un punto di vista gastronomico l’esperienza cristiana”.
Milanesi, ma da anni in servizio a Roma, scrive l’Ansa, si dilettano tra pentole e padelle, perché anche la cucina, a loro avviso, è una via per condividere e trasmettere i valori del Vangelo.
E dopo le ricette bibliche e quelle legate ai santi, ora arrivano i piatti dei pellegrini in “Nutrire l’anima” per le Edizioni San Paolo.
Non tutti sanno, per esempio, che il ciauscolo, tra i simboli dei prodotti alimentari made in Italy e in particolare delle Marche, significa piccolo cibo ed era quello che i pellegrini si portavano nella bisaccia nei lunghi viaggi a piedi. Ma resistevano a lungo anche le gallette che i pellegrini avevano sempre con loro nei viaggi, interminabili e non facili, che li portavano dall’Europa alla Terra Santa.
I due preti-chef hanno allora rivisitato le grandi vie di pellegrinaggio, dalla Terra Santa alla via Francigena, dal Cammino di Santiago di Compostela, in Spagna, ai pellegrinaggi più numerosi al mondo, quelli che portano al santuario mariano di Lourdes in Francia. Per tutti c’è una ricetta. Quelle che nel libro presentano, con dovizia di particolari.
Ma il pellegrinaggio non è esperienza esclusiva dei cristiani, e allora don Ciucci e don Sartor propongono, tra le cinquanta ricette di pellegrini e viaggiatori, anche piatti della tradizione induista, come il ‘sabji e pooris’, o di quella islamica come la minestra di ceci, il piatto più gettonato per chi va in pellegrinaggio alla Mecca.
Perché, “il cammino, con tutto quello che porta con sé, cibo compreso, è metafora della fede e le bisacce dei pellegrini raccontano erosimi e sacrifici, profumano di fatica ed entusiasmo, consegnano sapori di terre lontane o custodiscono l’aroma di casa”.
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