Così Dario Costantino, del coordinatore nazionale Federazione degli Studenti, che scrive a Renzo Piano, architetto di fama internazionale e senatore a vita della Repubblica italiana, proponendo non più aule con le classiche lezioni frontali, ma aule 3.0 con tecnologie e arredi che si muovono in funzione della didattica. Nuovi modelli architettonici insomma in funzione della disponibilità del governo Renzi di ammodernare e di costruire nuovi edifici scolastici.
Tre le proposte:
Nel lungo intervento rivolto alle camere il nuovo Premier ha annunciato il proprio impegno per liberare le risorse degli enti locali bloccate dal patto di stabilità. Ne siamo felici. Ogni mattone, ogni piastrella, ogni banco, ogni euro impiegato per produrre sapere e conoscenza non deve rientrare nel patto di stabilità.
Ma c’è di più. Oltre la sicurezza.
1)La Scuola ai Comuni. Al centro della gestione dei luoghi del sapere – ossia la rete che unisce le scuole con i musei, le biblioteche e le piazze della città – devono essere i comuni, o le reti comunali. La sensibilità di un Sindaco-Premier verso questo tema dovrebbe essere forte. Questo Governo rivedrà le competenze delle province, tutte quelle sull’Istruzione superiore vengano affidate ai Comuni e ai consorzi di Comuni, con risorse sufficienti.
2)Sicurezza, innovazione, utopia. In primo luogo va varato un piano per la messa in sicurezza degli istituti. Ma il sogno di nuove scuole costruite in modo diverso, di luoghi di apprendimento diffusi nella città, di spazi educativi rivoluzionari, è più reale di quanto sembri. Chiediamo di inserirlo nel piano del Governo. Lo suggeriscono le scuole peripatetiche della Grecia antica. Ce lo dicono alcune eccezionali, ma sporadiche, esperienze attuali in giro per le città. Lo sta facendo Renzo Piano, nel grande rammendo delle periferie. E’ l’attenzione che chiede l’Italia al legame con i luoghi in cui vive, che hanno bisogno di cultura e conoscenza. La scuola dell’Italia che cambia deve essere fatta di istituti pieni di spazi aperti e flessibili, deve diffondersi nella città, esserne il cuore, dalle sue passeggiate ai luoghi di cultura di cui è ricca.
3) 100 scuole #senzaclassi. Sicurezza e innovazione insieme: servono molte risorse economiche ed umane. Lanciamo subito un programma semestrale: il Miur insieme alle amministrazioni locali raccoglieranno le buone pratiche edilizie e di integrazione urbana delle scuole che già esistono, di cui va fatto tesoro. Vengano messe a bando 100 nuove scuole sperimentali e si chieda a Renzo Piano di guidare una apposita conferenza nazionale sull’edilizia scolastica 2.0. Servirà per immaginare le scuole con degli spazi di apprendimento nuovi, diversi dalle quattro mura a cui siamo abituati. Potrà lavorare, affiancando i comuni, per integrare due universi ancora troppo distanti: gli istituti del sapere e il territorio, luogo di vita e apprendimento fondamentale, dalle periferie al centro delle città.
Lettera a Renzo Piano.
Gentile Senatore,
Vogliamo chiedere al Governo Renzi di varare un bando di co-finanziamento per la costruzione di cento scuole secondarie superiori con un approccio sperimentale, superando il concetto statico delle classi, reinventando completamente gli spazi della scuola del terzo millennio.
Le scrivo a nome della Federazione degli Studenti, un’associazione di studenti delle scuole superiori, presente su tutto il territorio nazionale.
Poco più di un mese fa raccontava sulle pagine del Sole 24 Ore del Suo progetto di rammendo delle periferie. Del Suo lavoro ne è grata ogni città che ha potuto usufruire e partecipare a quest’opera di rivalutazione, di innesti di vitalità urbana. Se ne è accorto anche il Presidente del consiglio, Matteo Renzi, che l’ha citata nel discorso per la fiducia al Senato. Lo ha fatto, forse strumentalmente, o forse no, con lo scopo di lanciare il piano del Governo per l’edilizia scolastica. Ne siamo felici perché bisogna mettere in sicurezza le nostre scuole, e sono tante quelle prive delle certificazioni di agibilità, o in affitto in edifici ideati per appartamenti, supermarket e non certo per ospitare ragazze e ragazzi che studiano. Le scriviamo perché crediamo di poter essere d’accordo su un principio: l’opera di recupero delle scuole dissestate deve tenere a mente la funzione per cui sono utilizzati quegli edifici e convertirne i caratteri se non rispondono pienamente a quello scopo.
Il Governo può fare uno sforzo ulteriore. Pensiamo che insieme a un piano per la messa in sicurezza degli istituti scolastici, sia possibile mettere in cantiere un progetto più ambizioso: ideare un nuovo modello con cui costruire e vivere le scuole e con esse le città, dalle periferie al centro. Ci sono già molte esperienze in giro per l’Italia, ma saranno proprio quelle a dare man forte ad un tentativo di sistematica innovazione dell’intero sistema. Abbiamo la percezione di imparare di più muovendoci anziché stando fermi in classe, mettendo alla prova le nostre idee con lo spazio vivo della città che ci sta attorno. Pensiamo sia possibile superare la gerarchia aule-corridoi-laboratori-uffici-servizi. Per farlo probabilmente non basterà qualche spazio aperto in più, ma sarà fondamentale costruire un nuovo tipo di rapporto fra la comunità studentesca, il suo edificio e i luoghi che vi stanno attorno. Ogni scuola dovrà essere un presidio di sostenibilità.
Per questo crediamo che i Comuni debbano occuparsi, con risorse sufficienti, di tutto il ramo del sapere.
Questo bando potrebbe essere ideato e nelle fasi successive coordinato da una conferenza nazionale sull’edilizia scolastica. Servirà per coordinare e valutare i progetti insieme ai Comuni e ai presidi: partecipazione e decisione dal basso, ma con un servizio di supporto, valutazione e armonizzazione nazionale del piano.
Crediamo che per mettere insieme tutte le intelligenze e le risorse umane disponibili per questo progetto serva una figura che coordini con autorevolezza e con spirito d’innovazione questa conferenza. Per molte ragioni, note a tutti, riteniamo debba essere Lei a presiedere questa equipe. Vorremmo essere promotori di questo progetto, di un’ambizione più grande delle nostre forze, di cui non vedremo noi i risultati e chiederemo al Presidente Renzi di affidarle questa responsabilità.
Nella speranza che quest’iniziativa possa suscitare interesse e riesca a riaccendere il dibattito attorno a queste vicende,
Le porgo cordiali saluti.
Con immensa stima,
Dario Costantino
coordinatore nazionale
Federazione degli Studenti