“A nostro avviso è molto probabile che più di mille persone in tutt’Italia rimarranno senza un posto di lavoro, pur avendo vinto il concorso”. “I dati risultano anche a noi e sono stati ricavati incrociando i numeri ufficiali della ripartizione regionale delle cattedre da assegnare in base al concorso pubblico e le recenti elaborazioni su organici e mobilità del personale. A nostro avviso è probabile che più di mille persone rimarranno senza un posto di lavoro, pur avendo vinto il concorso. Anzitutto è probabile che le immissioni in ruolo da concorso verranno spalmate in due anni. Ciò significa che solo circa seimila entrerebbero in ruolo nel 2013, e gli altri dopo. Ma a questa riduzione, si accompagna il problema che con la riforma Fornero delle pensioni, il turn over e la disponibilità di posti si sono ridotti. Tutti i posti disponibili inoltre devono essere divisi tra vincitori di concorso e personale in graduatoria, per il cosiddetto “doppio canale”. Ecco perché molti dei vincitori rimarranno a casa.” Il problema appare più drammatico al Sud. In Sicilia, per esempio, sono 216 i posti nella scuola d’infanzia che dovrebbero andare ai vincitori, ma ne sono rimasti effettivamente liberi 128. In Campania per 243 vincitori ci sono solo 164 posti. E il problema vale anche per le scuole superiori. In Puglia tra gli insegnanti di Scienze naturali ben 13 a fine agosto verranno immessi in ruolo; ma nella regione sono già 25 i colleghi in sovrannumero. In Sicilia i nuovi 10 insegnanti di Filosofia non potranno essere assunti se prima non verranno smaltiti i 20 in sovrannumero. È probabile che al prossimo bando, anche chi è stato vincitore di cattedra, dovrà rifare il concorso. È un dramma.” La proposta sarebbe allora quella di “rivedere il sistema di reclutamento e passare effettivamente, come ha annunciato il ministro Carozza, ad un organico di istituto, cioè a personale disponibile per una singola scuola o una rete di scuole in base alle reali esigenze. Questo andrebbe contro la logica attuale che ragiona in astratto, per cui chi vince viene “collocato” dove si libererà prima o poi un posto. È un meccanismo perverso come si è verificato in questa situazione: se andiamo a vedere le singole regioni, ce ne sono alcune che hanno pochissimi posti, e altri ne hanno moltissimi di più in altre. Ci sono docenti di alcune materie, come quelle scientifiche, che sono più avvantaggiati di quelle di materie letterarie. Un’altra soluzione che proponiamo noi di Diesse, sulla linea dell’organico di istituto, è la chiamata diretta: un certo numero di nuovi docenti disponibili a coprire delle ore di lavoro; con altri docenti già assunti che non avrebbero più un monte ore fisso, da impiegati, ma orari flessibili. Stiamo preparando una grande manifestazione che si terrà ad ottobre, tra Bologna e Milano, in cui ovviamente si affronterà anche questo problema. In particolare interverrà un docente di Boston, per farci capire come in altri paesi gli insegnanti non sono per l’appunto generici impiegati, ma lavorano con più flessibilità, in base alle esigenze dei singoli istituti, e in questo modo sono anche maggiormente valorizzati. È questa la direzione in cui proponiamo di andare.”
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