Recep Tayyip Erdogan, il presidente della Turchia, continua la sua resa dei conti con i presunti golpisti. Con una nuova ondata di epurazioni, il ministero del Lavoro turco ha cacciato altri 785 dipendenti, mentre le persone epurate sono ormai più di 100 mila, tra dipendenti delle pubbliche amministrazioni licenziati o sospesi e sospetti, dentro tutti i settori chiave, dalla scuola alla magistratura. E la polizia continua a fare blitz, l’ultimo nel palazzo di giustizia di Istanbul per eseguire mandati d’arresto della procura contro un centinaio di dipendenti del tribunale.
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Inoltre, mentre oltre 100 giornalisti restano dietro le sbarre, è stato convalidato l’arresto di Mehmet Altan, professore universitario fermato insieme al fratello Ahmet, noto scrittore e giornalista, che è stato invece rilasciato ma con obbligo di firma e divieto di espatrio.
Per loro, diventati un simbolo della “caccia alle streghe” di Erdogan, era stata lanciata una campagna internazionale da diversi autori, da Orhan Pamuk a Roberto Saviano. Di fronte alle crescenti denunce di decisioni arbitrarie, il governo turco ha iniziato a raccogliere formalmente i reclami creando una commissione ad hoc, che è stata subito presa d’assalto da centinaia di persone. Il premier Binali Yildirim ha aperto la strada alle riabilitazioni di quelli che avrebbero subito “provvedimenti ingiusti”.
Tuttavia a sollevare un nuovo caso è un esposto presentato da consiglieri comunali di opposizione contro il sindaco di Istanbul, che avrebbe favorito la crescita degli interessi di Gulen, a partire dalla sua fitta rete di scuole private. Una denuncia ora al vaglio degli inquirenti, che nei giorni scorsi avevano già arrestato per legami con i golpisti il genero del sindaco, Omer Faruk Kavurmaci, amministratore delegato del gruppo di abbigliamento Aydinli.