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Inizio anno scolastico, per i docenti nuove sfide da affrontare

Circola su WhatsApp un messaggio che esalta, e a ragione, il Corpo docente e la professionalità dell’educatore che insegna a pensare.

Circola su WhatsApp un messaggio che esalta, e a ragione, il Corpo docente e la professionalità dell’educatore che insegna a pensare.

In preparazione all’inizio dell’anno scolastico queste riflessioni sono utili per ricaricare lo spirito e l’entusiasmo e intraprendere il nuovo anno non come un peso, ma come una sfida che dà forze ed energia nel fare bene e meglio quella non facile professione di insegnare, educare, formare, guardare tutti e osservare ciascuno, aiutare a crescere, a stimolare le potenzialità e far acquisire nuove competenze.

Ma il nostro lavoro è sempre difficile. E di bulli ne abbiamo già visti. Noi passiamo nove mesi, il tempo di mettere al mondo un essere umano, a mostrare come si sta tutti insieme, a biasimare chi insulta, a reprimere chi discrimina, a punire chi esagera.

Il modello proposto dalla società consumistica e dai Media offre l’idea che tutto si può fare, tutto è lecito, tutto è possibile, senza regole e senza controlli.

La scuola insegna che certe cose non si fanno e si spiega perché non si devono fare. Mentre i politici giocano a chi urla più forte, noi chiediamo il silenzio e leggiamo poesie.

Mentre viene presentato ai giovani un futuro preoccupante, noi raccontiamo il passato, perché è l’unica cosa che ci permette di capire il presente.

La scuola che guarda lontano, che pensa al domani aiuta a sviluppare in ciascuno quelle competenze che contribuiranno a realizzare i propri sogni e i propri ideali.

“La scuola guarda il presente con gli occhi del passato e progetta il futuro alla luce dei Valori”.

Il bravo docente, attento e sensibile che vuole il vero bene dei suoi alunni risponde ai loro “bisogni di sapere e di saper vivere” e come scrive il messaggio: “Spieghiamo e discutiamo, buttiamo nel cestino la lezione preparata per parlare della notizia del giorno che accende gli studenti come gli ultrà di una tifoseria, perché è l’unico modo in cui pensano si debba discutere, finché qualcuno non mostra loro un’opzione diversa”.

Da una relazione positiva tra docenti e studenti scaturisce una forte intesa e un costante impegno a fare sempre meglio e guardare avanti.

La scuola non si limita a trasmettere il già pensato, non distribuisce minestra riscaldata, ma insegna a pensare in maniera critica e responsabile, e contribuisce a modificare alla luce delle conoscenze acquisite il modo di pensare, di sentire e di agire.

Il messaggio si chiude con l’espressione: “Siamo il corpo speciale più addestrato e più temibile, siamo l’esercito di Silente, siamo la cavalleria che arriva suonando la tromba, siamo i buoni ma facciamo un lavoro sporco, anche se qualcuno lo deve pur fare e poi a noi piace.Insegniamo a pensare”.

La scuola, la cultura, il sapere libera dalla mafia, dal malaffare e forma cittadini onesti e responsabili. Noi ci crediamo…. Gli altri non so!

Giuseppe Adernò

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