I lettori ci scrivono

Le caratteristiche del “buon” dirigente scolastico

Da circa quarant’anni sono assistente amministrativo. Occupandomi dell’area alunni e didattica di presidi ne ho conosciuti, nel bene e nel male, un bel po’, perciò penso di essermi conquistato il diritto di esprimere la mia opinione su come dovrebbe essere un dirigente scolastico per il buon andamento della scuola e una serena vita scolastica di tutte le sue componenti.

Un buon dirigente non è quello che conosce la legislazione scolastica a menadito: si tratta solo di memoria, senza contare che la legge è in continua evoluzione e che, comunque oggi è possibile reperire sul Web qualsiasi informazione, legale o non, che possa essere utile.

Un buon dirigente sa, innanzitutto, scegliersi i collaboratori e disfarsene quando necessario, ma, in ogni caso, non delega mai completamente le sue funzioni e controlla il loro operato affinché non travalichino le loro funzioni, ma siano di efficace supporto al suo lavoro.

Un buon dirigente sa dare le giuste indicazioni senza contraddirsi e, nel caso, sa fare autocritica.

Un buon dirigente non si assenta troppo a lungo da scuola per partecipare a convegni, dibattiti, riunioni attività varie che lo tengono lontano dalle sue responsabilità nei confronti della comunità scolastica, ma sa trovare il giusto equilibrio tra la necessità di informarsi ed aggiornarsi e la comunicazione con genitori, alunni e personale.
Un buon dirigente individua le potenzialità in coloro con cui lavora e sa utilizzarle al meglio, contemporaneamente arginando le debolezze che sono in ognuno.
Un buon dirigente rispetta tutti i dipendenti: collaboratori scolastici, personale di segreteria, docenti, perché sa riconoscere il ruolo fondamentale che ognuno svolge nella scuola.
Un buon dirigente partecipa per quanto gli è possibile alle riunioni degli organi collegiali e, nell’impossibilità di farlo, ne legge i verbali per conoscere e tentare di risolvere le varie problematiche e valorizzare le iniziative.

Un buon dirigente non convoca gli organi collegiali il meno possibile per non avere contestazioni e imporre la propria volontà in mancanza di discussioni o deliberazioni, anzi raccoglie quante più opinioni possibili per farsi un’idea chiara e definita di quello che l’utenza e il personale pensano e delle aspettative che hanno nei confronti dell’istituzione scolastica.

Un buon dirigente non ascolta i delatori né fa proprie le chiacchiere di corridoio in maniera amorfa.

Un buon dirigente controlla il lavoro dei dipendenti, accede ai registri elettronici per verificare i programmi svolti, le assenze degli alunni e del personale e invita alla corretta compilazione necessaria in casi una futura consultazione degli atti.

A conclusione di queste riflessioni devo dire che, facendo un bilancio delle mie esperienze non posso che notare una pericolosa deriva verso interessi personali e carrieristici a spese del vero ruolo del dirigente scolastico come persona che ha a cuore l’interesse della scuola.

Perciò, non posso che sperare che i commissari, nel prossimo concorso, pongano le domande giuste, quelle che svelino le vere aspettative dei candidati, quelle legate ad eventi quotidiani che rivelino la reale capacità di gestire le problematiche umane e caratteriali che si presentano in una vasta comunità come quella scolastica.

Ata Disperata (che è come mi sento io!)

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