I supplenti nella scuola sono un dato fisiologico e ineludibile: ci sono sempre stati e ci saranno sempre, perché si vanno a formare con il mutare continuo delle iscrizioni. Il problema vero, piuttosto, è quello del reclutamento, che la riforma Renzi ha complicato e che questo Governo ha intenzione di sistemare. È questo, in sintesi, il senso dell’intervento del ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, tenuto domenica 9 settembre a margine della quarantaquattresima edizione del Workshop The European House Ambrosetti a Cernobbio.
Anche quest’anno si parte con oltre 100mila supplenze annuali da assegnare. “Che manchino” docenti “è un falso problema”, ha detto il titolare del Miur: il problema, semmai, è che “va semplificato il reclutamento”.
Un tema, quest’ultimo, sul quale il Governo sta lavorando, per introdurre nuove regole di selezione e formazione.
Il numero degli studenti – ha aggiunto Bussetti – cambia ogni anno e quindi è ‘fisiologico’ che ci siano dei supplenti.
Il problema è che “anni fa si mettevano a posto gli organici anche a Natale. Con la riforma Moratti si era arrivati ad ottenere risultati” migliori, ma è “la buona scuola che ha rivoluzionato i problemi” con insegnanti assunti che poi cercavano il trasferimento. Questo, quindi, “ha generato una distorsione che si aggiusterà con il tempo”.
Bussetti si riferisce, in particolare, agli assunti da algoritmo, che soprattutto nella fase B del piano straordinario previsto della Legge 107/15 hanno costretto quasi 10mila docenti ad allontanarsi da casa per dire sì all’immissione in ruolo.
“Ci troviamo in una realtà che ha subito tante trasformazioni negli ultimi anni e generato un sistema difficilmente catalogabile, con tante situazioni diverse fra di loro”.
“Cercare di rimettere ordine sull’aspetto del reclutamento, che deve essere anche legato alle competenze e alle qualità dei docenti, non è semplice. Su questo bisogna lavorare e penso che l’unica soluzione, la migliore sia semplificare le procedure di reclutamento”.
Sempre nel corso del Workshop, dagli imprenditori sono giunte precise richieste al Governo: riduzione del carico fiscale, investimenti in istruzione e riduzione della spesa pubblica, sono le tre priorità indicate.
Gli imprenditori ritengono necessarie per rendere l’Italia competitiva. Tra le altre priorità che emergono da un televoto, la riforma della giustizia, lo sviluppo delle infrastrutture di base, l’attuazione delle liberalizzazioni, lo stimo dell’occupazione, la riforma delle istituzioni. E ultimo il reddito di cittadinanza.
La scuola e la formazione, quindi, anche per gli imprenditori rimane ai primi posti negli investimenti da fare.
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