Ma tant’è e anche l’istruzione vuole le sue vittime sacrificali sull’altare dell’educazione e del comportamento, anche perché la scuola è il luogo dove lo Stato, nel confermare la sua presenza, investe, anche se poco e male, nel futuro dei suoi cittadini. La possibile bocciatura quindi di 10 mila studenti dovrebbe far riflettere, ma non solo a fine anno, sulle cause di tanta accidiosa ecatombe.
A volere una stretta sul comportamento, come ormai è noto, fu l’ex ministra Mariastella Gelmini con un provvedimento che prevedeva la bocciatura di chiunque, alla fine dell’anno, presentasse una insufficienza in condotta. Il cattivo comportamento a scuola, insomma, deve essere considerato un parametro fondamentale nell’elaborazione della valutazione complessiva dello studente.
E così questa norma è diventata il capestro per migliaia di studenti di tanto che nei primi tre anni dalla sua entrata in vigore, sono stati oltre 35mila gli studenti che hanno dovuto ripetere l’anno a causa del 5 in condotta. Una media, insomma, di circa 10.000 ragazzi ogni anno. La bocciatura in condotta è soprattutto micidiale negli Istituti professionali, mentre l’ecatombe avviene il primo anno delle superiori, secondo una media che indica in ogni 10 rimandati, 3 sarebbero studenti delle scuole medie, e 7 delle superiori. Per quanto riguarda quest’ultimi, la loro percentuale nell’a.s. 2010-2011 è stata dello 0,5%.
Tuttavia qualcuno ha proposto, attuandoli, le cosiddette punizioni creative o ”socialmente utili”, come quel caso di qualche mese fa, quando due alunni scrissero su una parete insulti a una compagna. Sono stati sospesi due giorni e hanno dovuto ridipingere il muro. Per questo l’insufficienza in condotta deve arrivare solo in casi davvero gravi.
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