Un attacco terroristico senza precedenti colpisce gli Stati Uniti l’11 settembre 2001.
Alle 8,45 (ora locale), ma in Italia erano le 14:45 e tante famiglie erano ancora a tavola, un aereo si schianta contro una delle torri gemelle del World Trade Center a New York. Neanche venti minuti dopo, alle 9,05, un secondo aereo si schianta contro l’altra torre del World Trade Center. Le twin towers, alte 417 e 415 metri, svettavano su Manhattan ed erano ospitate dal World Trade Centers, un complesso finanziario nel cuore della metropoli.
E nel mondo scoppia il caos. Le immagini in Tv ripetono e ripropongono quegli schianti paurosi, da guerra micidiale, mentre giornalisti ed esperti si chiedono il motivo di tanta violenza e da chi possa provenire. Alcuni minuti dopo le inquadrature delle televisioni riprendo pure gente che disperata si getta dai piani alti dei due grattacieli in fiamme. Le scene sono raccapriccianti, strazianti, terribili.
Ma non finisce qui: a 9:37, poco dopo lo schianto del secondo aereo sulla torre Sud, un Boeing 757 di American Airlines precipita sulla facciata ovest del Pentagono, la sede dell’esercito Usa. Pochi minuti dopo un altro Boeing avrebbe dovuto abbattersi sul Campidoglio, la sede del Congresso americano, ma alcuni dei 33 passeggeri sono insorti e hanno cercato di manomettere il piano dei terroristi. Precipita a sua volta alle 10:03 in Pennsylvania, a 200 chilometri in linea d’aria dall’obiettivo che avrebbe dovuto distruggere.
Gli attentati furono compiuti da un gruppo di terroristi appartenenti all’organizzazione terroristica al Qaida, in arabo «la base», un’organizzazione terroristica sunnita capitanata da Osama Bin Laden: un fondamentalista saudita, figlio di un magnate delle costruzioni, diventato noto negli anni della guerra contro l’Unione sovietica in Afghanistan e poi fra i principali nemici pubblici degli Stati Uniti.
Quegli attacchi causarono la morte di 2.977 persone, più i 19 piloti dirottatori degli aerei, e il ferimento di oltre 6.000. Ma altri morti si contarono negli anni successivi a causa di tumori e malattie respiratorie legate alle conseguenze degli attacchi.
Quella strage inoltre lasciò quasi 3.000 i bambini orfani che ora da adulti e in occasione del ventesimo anniversario raccontano com’è stato crescere con costanti incubi notturni, il dolore di non aver mai conosciuto un genitore, e il peso di essere costantemente visti come le vittime di un disastro storico.
Fra i soccorritori intervenuti a New York, il prezzo più alto è stato pagato dai vigili del fuoco del New York City Fire Department: 343 i pompieri caduti durante le operazioni di salvataggio dei cittadini. Secondo la ricostruzione del governo Usa, all’interno delle due torri si trovavano un totale di 17.400 persone: non è sopravvissuto nessuna fra quelle intrappolate nei piani più alti della torre Nord, sopra al punto esatto dello schianto dell’aereo, mentre 18 persone incastrate nella stessa condizione nella torre sud trovarono una via di fuga.
La rappresaglia dell’America non si fece attendere, ingaggiando una guerra in Afghanistan per sradicare il regime dei Talebani (vicini ad Al Qaida) e neutralizzare lo stesso Bin Laden che venne ucciso solo il 2 maggio 2011 dalle forze speciali americane, dopo una caccia all’uomo durata dieci anni.
La cosiddetta “Guerra al terrore” fu indetta dall’allora presidente George W. Bush, guidando una coalizione internazionale in un secondo conflitto contro l’Iraq di Saddam Hussein accusato di avere legami con gli attacchi dell’11 settembre e di possedere “armi chimiche” di distruzione di massa.
Qualche anno dopo si seppe che quella era stata una vergognosa menzogna per giustificare la guerra che mirava invece al controllo di quella parte di oriente ricca di giacimenti di petrolio.
Ricordiamo pure, a proposito del crollo “chirurgico” delle due Torri, che collassarono su se stesse, un documentario televisivo nel quale si ipotizzava la collocazione di mine nelle strutture portanti in previsione quasi di un simile terribile accadimento. La solita teoria complottistica?
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