E’ una delle poche occasioni in cui le parti si invertono fra cittadini e politici, fra amministratori e amministrati. La campagna elettorale infatti offre il fianco ai politici affinchè prendano impegni seri sul governo, e non solo della scuola. Sappiamo che il più delle volte essi vengono disattesi in nome di una ragion di Stato, ad usum delphini per lo più, ma che può essere anche il vulnus causa del quale alle prossime elezioni ci sia la resa dei conti da parte degli elettori, a condizione che ci si ricordi del pregresso e delle malefatte, delle promesse mancate e delle sonore prese in giro. E di raggiramenti le fosse sono piene soprattutto a carico dei precari, ma anche della didattica e dei docenti di ogni ordine e grado a cominciare degli stipendi e finire ai gradoni settennali, compresi i pensionamenti e la valutazione delle scuole.
La Gilda dunque esce con queste 12 proposte ai politici che aspirano a governare l’Italia e che possono essere condivise o meno, ma che in ogni caso dimostrano la volontà al cambiamento e a una aspirazione a fare qualcosa in più, molto di più, per l’istruzione.
E infatti, dice il segretario, Rino Di Meglio, “Con queste proposte articolate – che non sono un´agenda né un elenco anonimo e casuale – disegniamo quell´idea di scuola che sempre abbiamo sostenuto e difeso.
Quella scuola della Costituzione, preposta alla formazione dei giovani e che attribuisce ai docenti un mandato sociale istituzionale. Non una scuola servizio che risponde ad esigenze individuali, a volte di dubbia valenza e a volte mercantili.
Per questo, al primo posto del progetto, abbiamo inserito quelle richieste che ci hanno contraddistinto da sempre: la richiesta dell´Area di contrattazione separata per i docenti e l´istituzione di un Consiglio superiore della Docenza.”
“Fino ad oggi, alla funzione docente sono state via sottratte competenza importanti e la realtà ci segnala che l´operazione è stata un fallimento.
Per questo, confermiamo la nostra idea: ai docenti siano ridati autorevolezza, stima, e riconoscimento istituzionale.
Naturalmente con queste richieste non intendiamo sostituirci al Parlamento, sappiamo bene che la politica scolastica deve scaturire dall´azione parlamentare – e non del solo Governo – e dunque non dai sindacati e da gruppi di lobby non ben identificate. Tuttavia, i risultati degli ultimi anni hanno mostrato la grande difficoltà da parte della politica a vedere la scuola come un settore vitale del Paese. Essa è stata piuttosto un ambito in cui tagliare anche l´essenziale. Per questo, forniamo il nostro contributo, aperti al dibattito e alla collaborazione per l´interesse generale del Paese.”
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