Oggi il metodo analogico, ideato dal maestro Camillo Bortolato, è sostenuto da un numero crescente di docenti. Quali sono i principi di questo metodo e come si è diffuso tra gli insegnanti? Ne abbiamo parlato con Dario Ianes, co-fondatore del Centro Studi Erickson e docente di pedagogia e didattica speciale.
Professor Ianes, è passato un pò di tempo dal giorno in cui incontrò per la prima volta il maestro Camillo Bortolato. Era il 1994. Cosa ricorda di quell’incontro?
Ho incontrato il maestro Camillo Bortolato proprio nella sede della casa editrice Erickson quando mi ha presentato un testo per la scuola primaria che, attraverso le immagini, guidava gli alunni a risolvere problemi matematici. Dalla sua lunga esperienza didattica, mi ha proposto di dare voce a un embrionale metodo che faceva leva sul desiderio naturale del bambino di risolvere la complessità dell’apprendimento.
Il materiale che mi ha proposto mi ha incuriosito molto. Era organizzato in modo che il bambino potesse comprendere in maniera intuitiva e per questo molto profonda, la natura del problema e trovasse da solo la soluzione seguendo il proprio stile di ragionamento.
Erickson ha quindi colto e rilanciato questa sfida, credendo nell’innovazione introdotta dal Metodo analogico nella prassi didattica.
A partire dal 1994, il metodo analogico ha iniziato a essere conosciuto e a diffondersi sempre più nelle scuole italiane. Oggi è utilizzato da migliaia di insegnanti e oltre un milione di bambini. Come si spiega questo successo?
Il segreto del successo sta sicuramente nella potente intuizione originaria, ma anche nella costante attenzione all’ascolto avuta da Bortolato in 25 anni di lavoro al fianco degli insegnanti che, come libera scelta, hanno adottato nelle classi il metodo, mettendolo alla prova giorno dopo giorno e contribuendone al miglioramento.
Dal confronto, dalla condivisione dei risultati e dallo scambio di esperienze, il metodo analogico si è sviluppato sempre più nel corso degli anni, estendendo la sua riflessione all’insegnamento/apprendimento dalla matematica all’italiano fino ad altre discipline.
Gli strumenti – come la Linea del 20 – e la modalità di insegnamento proposti da Bortolato hanno coinvolto una base sempre più numerosa ed entusiasta di insegnanti, che oggi, grazie al passaparola e a un costante lavoro di formazione, sono diventati una realtà visibile all’interno della scuola italiana che applica con successo evidente i principi del metodo nella didattica quotidiana.
Oltre agli insegnanti, molti genitori hanno dimostrato curiosità verso le proposte del metodo analogico…
Se il ruolo degli insegnanti è stato importantissimo, non si può tralasciare il prezioso supporto dei genitori che negli anni hanno scelto o appoggiato l’uso a scuola di strumenti e libri del metodo.
I genitori sono una testimonianza diretta dell’entusiasmo di apprendere dei loro bambini e di come apprendere possa essere un’esperienza positiva a portata di ogni bambino.
Il metodo analogico lascia che siano l’intuito, l’analogia, l’intelligenza dell’errore e la voglia di scoprire a guidare l’apprendimento dei bambini… da un punto di vista pedagogico e didattico, quali sono le novità proposte da questo metodo?
Senza dubbio, la prima novità introdotta del metodo analogico è stata quella di insegnare ai bambini abilità matematiche, distinguendole dalle abilità di tipo linguistico. Mi spiego meglio: apprendere la matematica con il metodo analogico significa partire dall’esperienza del bambino, significa aiutarlo per prima cosa a padroneggiare la visualizzazione delle quantità e la sua capacità di calcolo mentale. Poi, in un secondo momento, si affrontano con lui i simboli, il calcolo scritto e altre tecnicalità che, dando linguaggio all’abilità appresa, la possono espandere.
Per fare questo gli alunni non sono solo guidati da regole verbali dell’insegnante, ma soprattutto dalla sperimentazione. Le spiegazioni iniziali sono quelle del bambino, che offre le sue competenze e la sua capacità di comprensione. Spiegazioni che l’insegnante raccoglie, guida, rielabora e ripropone alla classe, ma non impone.
Proprio per affinare e potenziare l’intuizione dei bambini, Camillo Bortolato ha costruito con le sue mani un primo strumento, la Linea del 20…
E da quel prototipo è nato lo strumento operativo fondamentale del metodo – la Linea del 20 – che aiuta i bambini a “vedere” le quantità. Grazie ai due colori usati, rosso e verde, che rappresentano due paia di mani, i bambini riescono a visualizzare le quantità cogliendo il significato del numero. In questo processo anche le operazioni possono essere concretamente sperimentate.
Definizioni e spiegazioni arrivano quindi ai bambini, in una fase successiva, quando sono in grado di dare significato concreto alle parole della materia.
Camillo Bortolato ha deciso di sviluppare il suo metodo basandosi proprio sulla sua esperienza di insegnante che ha a cuore l’apprendimento di tutti i bambini…
Non dobbiamo dimenticare che il bambino deve essere al centro di tutti i processi di apprendimento. Proprio per questo, il metodo analogico sollecita nel bambino la fatica di apprendere come valore e non come ostacolo. Permette al bambino di osservare fin da subito la mappa globale di ciò che andrà ad apprendere, stimolando la sua motivazione. Per esempio, per la didattica dell’italiano, il metodo analogico presenta fin dal primo giorno di scuola tutte le lettere dell’alfabeto sollecitando i bambini, ciascuno col proprio ritmo, a scoprirle ed usarle.
Il Metodo analogico ha voluto proporre un’alternativa efficace a una didattica iper-analitica e sequenziale, che poi Bortolato ha definito «goccia a goccia».
E gli insegnanti, che cosa possono fare per rendere l’apprendimento meno faticoso e più piacevole?
L’insegnante rappresenta per il bambino l’adulto di cui fidarsi. L’insegnante guida il bambino attraverso materiali organizzati che gli permettono di comprendere la complessità senza eccedere nelle spiegazioni, per avvicinarlo alla fatica di imparare e al piacere della scoperta.
Lascia il bambino libero di provare e sperimentare, e anche di sbagliare o fallire. Accoglie i bambini per ciò che sono, valorizzando le loro caratteristiche positive.
Come si integra il metodo analogico con altri approcci didattici?
Le radici di questo metodo sono profonde e si avvicinano ad altri importanti metodi di innovazione didattica come il metodo Montessori e il socio-costruttivismo. È un approccio che ha dentro di sé dei “principi attivi”, prima di tutto la globalità e la fiducia nelle capacità intuitive dell’alunno/a, che sono stati finora declinati con successo in varie attività di apprendimento e di cui si sta studiando l’applicazione anche in altre discipline ed altre fasce d’età.
Allo stesso tempo, partendo proprio dalla prassi didattica, il metodo analogico porta all’attenzione degli studiosi l’opportunità di valutare nuove prospettive, sempre nell’ottica di integrare la teoria con la didattica sul campo.
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