Secondo una indagine realizzata da Nomisma – in collaborazione con l’Università di Bologna (Dipartimenti di “Scienze Economiche”, “Sociologia e Diritto dell’Economia” e “Scienze Mediche e Chirurgiche”) – che ha visto la partecipazione di oltre 11.000 ragazzi dai 14 ai 19 anni, è venuto fuori che nel corso del 2016 il 49% dei giovani studenti italiani ha tentato la fortuna almeno una volta: si tratta di circa 1.240.000 di ragazzi. In Emilia Romagna l’interesse è più basso con una quota di giocatori che scende al 44% dato che riflette come la propensione al gioco sia superiore nelle regioni centrali (54%) e al Sud (53%).
Molti giovani (il 21%) iniziano a giocare per curiosità o per caso (20%); altri per semplice divertimento (18%), per il fatto che amici e familiari giochino (11%), o per la speranza di vincere una somma di denaro (11%).
Dopo aver sfidato la sorte almeno una volta i giovani tendono a pensare che il gioco d’azzardo sia soprattutto una perdita di denaro (lo pensa il 32% degli studenti tra i 14 e i 19 anni). Nella classifica dei giochi più popolari tra i giovani si riconfermano ai primi due posti il Gratta & Vinci (provato dal 35% degli studenti) e le scommesse sportive in agenzia (23%), mentre al terzo posto subentrano le scommesse sportive online (13%), seguite dai concorsi a pronostico a base sportiva come Totocalcio, Totip, Totogol (12%). Rispetto alla precedente rilevazione è da sottolineare come i giochi “tradizionali” (Superenalotto e Lotto) hanno fatto registrare una perdita di appeal a favore dei giochi a tema sportivo e online.
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Secondo l’indagine Nomisma la maggior parte dei giovani (27% sul totale) ha giocato a 1-2 tipologie di gioco durante il 2016; l’11% ne ha sperimentati tre o quattro e un ulteriore 11% ha partecipato ad almeno 5 tipologie di gioco, dato che denota una ricorsività alquanto preoccupante.
Il 17% degli studenti delle scuole secondarie superiori è frequent player, ha giocato una volta a settimana o anche più spesso. Tuttavia il gioco è per lo più un passatempo occasionale e ha un impatto limitato sulla vita quotidiana: l’11% degli studenti gioca con cadenza mensile, un altro 21% più raramente.
Per il 72% dei giocatori la spesa media settimanale in giochi è inferiore a 3 euro e il 62% degli studenti (il 42% di chi gioca) non spenderebbe nulla in giochi davanti a un’inaspettata disponibilità di 100 euro.
Ma qual è l’identikit del giovane giocatore d’azzardo? L’incidenza del gioco d’azzardo è sensibilmente maggiore tra i ragazzi (59% rispetto al 38% delle ragazze).
Altri fattori determinanti sono: area geografica (la propensione al gioco è maggiore al Sud-Isole 53% e al Centro 54% rispetto al Nord (42%), età (è giocatore il 53% dei maggiorenni, contro il 47% dei minorenni), tipo di scuola frequentata e background familiare (la propensione al gioco è maggiore negli istituti tecnici e professionali 58% e 52% contro il 42% dei licei e nelle famiglie in cui vi è un’abitudine al gioco 64% vs 9% delle famiglie non giocatrici).
Oltre alle motivazioni sociali, l’interesse per il gioco d’azzardo è legato all’incapacità di valutare la struttura probabilistica della possibile vincita.
La propensione al gioco è infatti direttamente correlata al rendimento scolastico in matematica: la quota di giocatori raggiunge il 51% tra chi ha un rendimento insufficiente, mentre è pari al 46% tra chi ha votazione superiore a 8 decimi.
Il 36% dei giovani giocatori ha nascosto o ridimensionato le proprie abitudini di gioco ai genitori, il 4% ha derogato impegni scolastici per giocare, mentre il gioco ha causato discussioni e litigi con familiari e amici o problemi a scuola nel 5% dei giocatori.
Secondo l’indagine il giocatore maggiormente problematico è maschio, maggiorenne, frequenta istituti tecnici/professionali, ha un rendimento scolastico basso e proviene dalle regioni meridionali, area in cui l’indice raggiunge i valori più alti.
Sul fatto che un minore su ha almeno un’occasione di gioco, Nomisma evidenzia come “il primo insegnamento è quello non verbale, per cui un genitore giocatore può non essere un modello corretto. In secondo luogo c’è il tema dei luoghi dove si gioca. Deve esserci una minore accessibilità. I gratta e vinci si possono acquistare in tabaccheria nel percorso da casa a scuola e questo ha una incidenza notevole. L’azzardo non è neutro. I ragazzi devono sapere non solo della perdita di denaro ma anche del rischio dipendenza. La chiave è la consapevolezza e l’informazione, insieme all’accessibilità”.
Occorre inoltre “togliere le macchinette dalle tabaccherie e dislocare i locali deputati al gioco più lontani possibili da scuole e centri aggregativi”. Ancora, l’azzardo “non può essere sponsor dello sport, i ragazzi assumono come esempio i loro idoli calcistici. Bisogna evitare la confusione: è una questione di rispetto nei confronti dei ragazzi che hanno una personalità in evoluzione, e hanno il diritto a non essere tratti in inganno”.
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