Sulle manifestazioni romane collegate allo sciopero di venerdì 13 proclamato dai sindacati di base si stanno addensando un po’ di nubi.
Da quanto è emerso nel corso di un incontro svoltosi in questura con la presenza di Unicobas, Mida, Adida e Docenti autoconvocati i problemi sarebbero legati ad una intesa intercorsa a meta giugno fra sindacati confederali, partiti politici (ad eccezione di M5S) e autorità della capitale: cortei e manifestazioni saranno consentite d’ora innanzi solo nel fine settimana (sabato e domenica) o, tutt’al più, in concomitanza con scioperi nazionali per i quali sia prevista una vasta adesione.
Questo significa che, di qui in poi, a molte organizzazioni, sindacali e non, potrebbe essere di fatto “vietato” organizzare cortei in occasione di scioperi generali o di categoria.
E così venerdì 13 lo sciopero potrebbe essere assai meno “visibile” del previsto.
Il corteo programmato dai Cobas (partenza dal Miur alle 10 e arrivo a Montecitorio alle 12) potrebbe non avere il via libera delle forze dell’ordine e lo stesso varrebbe per la manifestazione organizzata dagli studenti inizialmente prevista con partenza da Porta San Paolo (manifestazione probabilmente annullata dagli stessi studenti).
“In questa situazione – spiega Stefano d’Errico segretario nazionale Unicobas – abbiamo chiesto l’autorizzazione per una manifestazione statica in Piazza dell’Esquilino, non distante dalla stazione Termini. Poi – se la Questura ce lo consentirà formeremo un corteo attraverso via Cavour e Fori Imperiali e conclusione in Piazza SS Apostoli”.
In ogni caso l’Unicobas ha in programma per le 15 un presidio in Viale Trastevere, di fronte al Ministero; al presidio parteciperanno anche Mida, Adida, comitato LIP di Viterbo, Coordinamento scuole di Viterbo, Doc immobilizzati e Illumin’Italia.
L’impossibilità di avere cortei preventivamente autorizzati potrebbe creare qualche tensione anche se va detto che nessuno fra gli organizzatori avrà interesse ad alimentare disordini. L’obiettivo della protesta, infatti, è quello di bloccare in qualche modo l’attuazione della legge 107 e non altro.