Questi giorni di agosto scorreranno via e poi, come di consueto, gli insegnanti italiani si ritroveranno al solito punto.
Gli insegnanti italiani: la categoria vilipesa e che si lascia vilipendere, anzi, in certi casi perfino peggio, alcuni fra loro criticano o ignorano o evitano i colleghi che vorrebbero ribellarsi. Un vilipendio avallato dai sindacati del comparto scuola, i quali risultano non essere altro che i portavoce dei governi, i cuscinetti del potere.
Io, docente “veterano” (ho iniziato ad insegnare nel 1989), non mi riconosco in una simile categoria.
La professione dell’insegnante non la si svolge per soldi, ma va socialmente considerata con rispetto e retribuita adeguatamente come in altri Paesi europei avanzati (il carico di lavoro fra docenti europei è pari). E dire che l’Italia è la terza economia d’Europa.
Riporto qui il link della mia più recente intervista: anch’essa ha a che vedere con il crimine sociale italiano perpetrato a carico degli insegnanti, ovvero i sottopagati cronici.
Naturalmente nell’intervista avrei potuto aggiungere che la scuola italiana è il contesto lavorativo in cui l’inquadramento dei laureati è identico a quello dei diplomati, e comunque nel quadro complessivo noi insegnanti guadagniamo solo poco più del personale ATA (con tutto il rispetto per le mansioni del personale ATA, beninteso).
Avrei potuto aggiungere che in Italia l’insegnante professionista che vive del proprio stipendio è colui/colei che patisce, mentre l’insegnante benestante di suo oppure che non ha problemi economici grazie al/la coniuge ricco/a prende le cose alla leggera, e su questi ultimi punta lo stato italiano per continuare a sottopagare l’intero corpo docente.
Avrei potuto aggiungere che noi insegnanti siamo lavoratori del settore pubblico ma non abbiamo buoni-pasto per i rientri pomeridiani.
Avrei potuto aggiungere che l’insegnamento è una professione e che ovviamente esistono insegnanti preparati e meno preparati, buoni e meno buoni, ma ciò vale indistintamente per tutte le categorie di professionisti, medici, avvocati, magistrati, etc., e non per questo è legittimo che un governo giochi al ribasso con l’intera categoria.
Avrei potuto aggiungere che in Italia gli studenti e le loro famiglie sanno che i loro insegnanti sono degli “sfigati malpagati” (sic).
Avrei potuto aggiungere che in Italia si provvede ad abbassare il livello sia dei contenuti dell’insegnamento sia del ruolo dell’insegnante rendendo anche paranoico il suo mestiere con formalità assolutamente prive di consistenza, sempre nuove e complicate, escogitate appositamente per impegnare le energie del docente in adempimenti insignificanti ma rivestiti di importanza. È come se un costruttore obbligasse i propri muratori a spostare pietre da un posto all’altro senza alcuna ragione durante il loro lavoro al fine preciso di distoglierli dal costruire una casa, cosicché se la casa non viene su bene è colpa dei muratori i quali in tal modo risultano degli sfaticati, il tutto AL FINE DI SOTTOPAGARLI e di farli sentire come se essi meritassero, appunto, di essere sottopagati: è evidente che a quel costruttore non importa affatto di costruire bene PROPRIO QUELLA CASA.
Avrei potuto aggiungere che in tutto questo i sindacati sono come Squealer in Animal Farm.
Avrei potuto aggiungere che in Italia molti insegnanti sembrano “narcotizzati”, per vari motivi (e di questo io ho già scritto altrove).
Avrei potuto aggiungere altro ancora.
Ma nell’intervista il tempo era limitato ed io ero lì fondamentalmente per presentare un mio nuovo libro, mentre invece questi ed altri sono contenuti miei riguardanti la scuola, che io ho anche voluto scrivere in un recente contatto via email PEC con la Presidenza della Repubblica, con il Ministero del Lavoro, di Economia e Finanze, dell’Interno, dell’Istruzione, e con la Presidenza del Consiglio dei Ministri (ho inoltrato email anche alla segreteria del dr. Zingaretti (PD) ed ho spedito il cartaceo delle suddette email al dr. Dorrello, direttore generale dell’agenzia delle entrate), la quale mi ha risposto nel seguente modo:
“Gentile Prof. Giudice,
il Presidente Conte ha ricevuto con gratitudine le osservazioni da Lei formulate.
Ci tiene a ringraziarLa, in particolare, per aver posto l’accento su un tema così importante.
Desidera, altresì, trasmetterLe rassicurazione circa il pieno impegno suo e di tutto il Governo a svolgere con determinazione azioni tese a migliorare le condizioni di vita di tutti i cittadini, intervenendo con particolare attenzione laddove esistono ancora criticità da superare.
Gradisca i migliori saluti”.
Dunque, messaggio chiaro: ci sono vari altri problemi, pertanto nessun intervento è pianificato per migliorare le condizioni degli insegnanti professionisti italiani, mortificati nei decenni in una situazione indegna la cui immutabilità è data per scontata dai governi pur a fronte di indicibili sprechi e paradisi fiscali (di cui talvolta si parla però tutto resta invariato) per chi vuole vivere nel lusso calpestando dunque così gli altri che invece vengono tartassati.
Magari fra breve sarà il pianeta stesso a risolvere i problemi umani definitivamente (per capire un po’ come funziona occorrerebbe che tutti avessero alcune serie nozioni di scienze della terra ed archeologia, specialmente quella relativa ai vari siti sommersi), e coloro i quali (ignoranti o acculturati) vivono nel lusso, appunto, sono consapevoli della situazione ambientale, hanno accettato ciò che è inevitabile e pertanto continuano a mandare avanti le cose nello stesso scriteriato modo spassandosela finchè possono e fregandosene persino del futuro dei propri figli ovvero sperando nel frattempo di poter mandarli a vivere sulla Luna o su Marte, investendo dunque cifre enormi nei viaggi spaziali mentre il mondo collassa e gli insegnanti italiani restano sottopagati (altro che annuale bonus Carta del Docente, cioè l’umiliazione di una specie di elemosina in pop-corn! io al cinema e al teatro ci sono sempre andato, io i libri li ho sempre comprati, anche prima che esistesse la Carta del Docente).
Allego qui la tabella OCSE inerente gli stipendi degli insegnanti europei, fra i quali vi è notoriamente un pari carico di lavoro.
Alessandro Giudice
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