Accade in Germania, a Berlino, una delle città più multiculturale del mondo e fra le più aperte all’accoglienza, dove per quattro mesi un 14enne è stato preso di mira dai compagni di origine araba e turca. Infastidito, emarginato, insultato dai suoi compagni di scuola, finché, dopo l’ennesima aggressione, stavolta non più solo verbale, ma fisica, i genitori decidono di ritirarlo dall’istituto. Sarebbe una consueta storia di bullismo se non fosse che il ragazzino è stato denigrato perché ebreo.
Un caso dunque di antisemitismo, avvenuto fra i banchi di scuola, che allarma la comunità ebraica di Berlino.
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Il fatto, riferito dalla madre del ragazzo a “The Jewish Chronicle”, e raccontato anche dalla Sueddeutsche Zeitung e da altri media, ha sollevato forti polemiche, rilanciando il dibattito sull’antisemitismo da importazione.
“Non è un caso isolato”, per la ex presidente del consiglio centrale degli ebrei Charlotte Knobloch. “In realtà sei un tipo cool, ma io non posso essere tuo amico. Gli ebrei sono tutti assassini”, ha detto ad esempio uno dei compagni, che lo hanno offeso nei giorni scorsi. Lo studente ha anche raccontato di essersi trovato un giorno afferrato per il collo, alla stazione dell’autobus, e minacciato con una pistola giocattolo da altri due ragazzi. “Quando mi sono trovato in quella situazione, non ho avuto il tempo di pensare. Ma ora, a posteriori, penso: mio Dio!”
La scuola sta valutando l’espulsione di due dei responsabili degli attacchi e delle offese al compagno. Il presidente del Consiglio centrale degli ebrei Josef Schuster ha espresso la sua indignazione, rimproverando alla direzione dell’istituto di aver reagito comunque in ritardo: “Si tratta di un caso di antisemitismo della specie più nauseante”, ha commentato. Schuster chiede inoltre al senato berlinese di avviare un’inchiesta sul comportamento e le eventuali omissioni dei vertici della scuola: un istituto del quartiere di Friedenau, dove il 75% degli studenti non è di madrelingua tedesca.
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