Ecco le quindici cose che ho imparato dalla didattica a distanza
La DaD ha aiutato sia gli insegnanti che gli studenti a capire i loro limiti organizzativi e informatici.
Con la DaD abbiamo scoperto che la scuola sa andare oltre: studenti ed insegnanti lavorano molto più di prima, malgrado per entrambi non esista l’obbligo.
In due mesi di DaD la scuola ha fatto un balzo tecnologico di 10 anni.
Per la maggior parte degli studenti la DaD è stata un’opportunità: molti di loro hanno imparato a studiare in modo diverso ed autonomo.
Sono utili mail, Google Classroom e Didattica di Spaggiari, ma alla fine solo con whatsapp sei sicuro che le cose vengano viste da tutti gli studenti.
Alla DaD manca il feedback. Rimane comunque il dubbio di quanto realmente gli studenti hanno capito.
La DaD di questo periodo è stato il corso di aggiornamento della scuola più importante degli ultimi cinquant’anni… e forse l’unico veramente utile.
La DaD ha ampliato le differenze tra gli studenti più capaci ed autonomi e quelli con difficoltà.
Per valutare gli studenti basterebbe guardare come spediscono gli allegati: storti, scuri, pesanti, a bassissima risoluzione, …o che non arrivano mai.
È caduto Il mito per cui i ragazzi sono dei nativi digitali … forse si intendeva: “social digitali”!
Copiare nelle verifiche a distanza non è poi così facile… ma stanno imparando.
Gli studenti che non possono permettersi degli strumenti digitali sufficienti difficilmente lo dicono.
La DaD aiuta la partecipazione e l’esposizione degli studenti più timidi, quelli che di solito in classe faticano ad esprimersi davanti al gruppo.
La DaD può essere un utile supporto educativo, ma la presenza fisica è un’insostituibile dimensione propria dell’educare. Senza tener conto che per alcune materie la DaD è difficile o addirittura impossibile.
La regola del tre sembra funzionare bene per la DaD: tre lezioni al giorno per gli insegnanti, tre per gli studenti e 33 minuti per lezione… oltre è faticoso e crolla l’interesse.
Ruggero Da Ros