150 accademici di varie zone d’Italia, in una lettera aperta al Governo, propongono di sospendere il diritto alla privacy, per la raccolta dati necessaria alla gestione dell’emergenza, in modo che si possa gradualmente riaprire l’Italia, a partire dalla “progressiva adozione di misure alternative all’isolamento domiciliare generalizzato all’interno di una chiara strategia di contenimento della diffusione del virus”, con il ricorso “al tracciamento puntuale del contagio”.
E a tale sopo viene richiesto al Governo con urgenza “una campionatura rappresentativa della popolazione per comprendere la reale estensione del contagio e la letalità del virus” e “la progressiva adozione di misure alternative all’isolamento domiciliare generalizzato, In particolare si sollecita “il ricorso al tracciamento puntuale del contagio, l’identificazione precoce dei positivi con indagini molecolari e sierologiche di massa e l’avvio di una produzione su larga scala del materiale necessario per le indagini molecolari e sierologiche”.
Tra le misure suggerite ci sono “l’obbligo per tutta la popolazione che abbia contatti con il pubblico di indossare mascherine filtranti e protettive” e la sospensione fino al termine della emergenza “del diritto alla privacy e della limitazione all’utilizzo dei dati elettronici” per le misure necessarie al tracciamento, alla eventuale geolocalizzazione, a rilevazioni epidemiologiche, e alla ricerca. I dati così raccolti verrebbero distrutti “al termine dell’emergenza fissato per legge”.
Gli accademici chiedono inoltre l’indicazione di “tempi certi a partire dai quali i diritti costituzionali alla libertà di movimento, di riunione e di libera iniziativa privata vengano ristabiliti garantendo condizioni di sicurezza per lavoratori e cittadini”.
L’appello richiede “la condivisione e la pubblicizzazione del piano di governo per il contenimento dell’epidemia e la gestione della fase 2 con modalità tali da rendere aperto il confronto con tutta la comunità scientifica nazionale”.
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