In tal modo le istituzioni scolastiche hanno la possibilità, attraverso le istituzioni locali, di presentare istanze per accedere alle risorse dell’8 per mille statale per le ristrutturazioni e interventi edilizi.
Wired.it però fa il punto sulla manovra e in modo particolare sottolinea che il governo, nel corso del Consiglio dei Ministri dello scorso 23 luglio, ha dato così seguito a quanto previsto nella legge di stabilità targata Letta con uno schema di regolamento che ora verrà trasmesso al Consiglio di Stato e alle Commissioni parlamentari di merito per i pareri.
Subito dopo il Consiglio dei Ministri Umberto d’Ottavio del PD ha dichiarato che l’impatto è valutabile attorno ai «150milioni di euro». Una stima forse troppo ottimistica, vista come è andata a finire l’ultima ripartizione dell’otto per mille di gestione statale: sui circa 170milioni disponibili solo 404.771 sono finiti agli enti che ne hanno fatto richiesta.
Nel 2013 solo quattro sono stati gli interventi finanziati a fronte di 936 istanze accolte e valutate ammissibili per 437.500.123,48 euro (281.527.361,11 per la conservazione dei beni culturali, 125.433.179,37 per calamità naturali, 8.274.427,46 per la fame nel mondo e 22.265.155,54 per l’assistenza ai rifugiati).
Il resto? Finiti, scrive wired.it, a tappare i buchi di bilancio dello Stato, come emerge dallo stesso dossier del gennaio 2014.
In ogni caso tali fondi per le scuole italiane, al di là di retorica, rischiano però di essere un pannicello caldo a fronte di una situazione che rasenta il disastro. Se già quei 5miliardi promessi dal governo sembrano essere una goccia nel mare rispetto alle necessità di intervento (una recente indagine conoscitiva fissava a 30miliardi gli interventi necessari per portare le scuole in sicurezza e ristrutturarle), anche questi denari derivanti dall’8 per mille potrebbero servire a ben poco. Spiccioli. Sempre che arrivino.
Scrive ancora Wired, che già in una inchiesta #scuolesicure fu denunciata la vulnerabilità degli edifici scolastici italiani, in un territorio fragile come il nostro, situazione che però è ancora poco monitorata, gli interventi fin qui attuati sono stati disorganici, la gestione dei fondi stanziati caotica e farraginosa. E i conti sono presto fatti: in un paese come l’Italia, in cui più dell’80% dei comuni sorge in aree ad alto rischio idrogeologico, secondo un recente studio dell’ANBI (Associazione nazionale bonifiche, irrigazioni e miglioramenti fondiari, che riunisce i consorzi di bonifica) nel 2014 servirebbero circa 8 miliardi per mettere in sicurezza l’intero territorio, e a questi vanno sommati, secondo stime della protezione civile dell’ormai lontano 2008 altri 13miliardi per diminuire la vulnerabilità delle strutture.
Tornando all’otto per mille in queste ore ci si chiede se già dal 2014 gli enti riusciranno ad avere nella propria disponibilità la modulistica per richiedere almeno l’accesso ai fondi, considerato che le pratiche si dovevano definire entro il 30 giugno. La conclusione è arrivata il 23 luglio, ora il Consiglio di Stato e le commissioni parlamentari hanno in mano il pallino.
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