Noi docenti siamo sempre stati fedeli alla Nazione e ai suoi più alti valori democratici, abbiamo sempre agito con impegno e responsabilità nell’assolvere il nostro dovere, mettendoci al servizio della crescita psicologica, educativa e culturale dei nostri alunni.
Né in questo delicato e drammatico momento che sta attraversando il nostro Paese, né in altri periodi della Storia italiana, bui e foschi, felici o spensierati che siano stati, noi ci siamo mai tirati indietro nel sostenere il percorso di vita dei bambini e dei ragazzi del nostro Paese.
Non siamo stati meri e freddi istruttori, ma maestri di vita dei figli della nostra Nazione, li abbiamo istruiti, ma anche incoraggiati, sostenuti, rimproverati, coccolati, amati. Abbiamo sorriso e abbiamo pianto con loro, ci siamo abbracciati, siamo stati seri e abbiamo scherzato con loro. Noi non siamo solo maestri che insegnano, ma anche i maestri che imparano, dai nostri piccoli, grandi discenti.
Noi non siamo stati solo dei tecnici, esecutori materiali di protocolli educativi, ma abbiamo sempre messo in atto la nostra azione educativa per affermare lo sviluppo umano e culturale e professionale dei nostri ragazzi, e lo abbiamo fatto obbedendo alla nostra coscienza individuale, al senso di appartenenza della classe docente che è intrinsecamente fondata sul rispetto della centralità dello studente, ed attenendoci alle Indicazioni nazionali e non ultimo all’art. 33 della Costituzione:
“L’ Arte e la Scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”.
Noi non siamo stati, né mai saremo solo insegnanti, docenti, maestri, ma abbiamo dovuto assumere diversi altri ruoli psicologici, abbiamo dovuto arricchire la nostra professionalità in modo costante e continuativo per far fronte ai più svariati contesti sociali, ad alunni “facili” e ad alunni “difficili”, in classi numerose. Abbiamo conosciuto la precarietà del lavoro, l’umiliazione di lavorare con magri stipendi, ed in moltissimi casi abbiamo conosciuto l’emigrazione.
Noi docenti italiani siamo le colonne portanti di ogni scuola, su cui alunni e famiglie poggiano le loro aspettative, a cui affidano i loro sogni di un futuro più sereno, siamo le fondamenta per costruire, attraverso l’amore per la conoscenza, una società migliore. I docenti amano il loro lavoro, e lavorano per ciò che amano, lo fanno con passione sincera e incondizionata: nelle scuole di frontiera, negli istituti penitenziari, negli ospedali, nei quartieri più emarginati delle nostre città arrivano i passi e gli esempi di tanti docenti che tendono la mano ai loro ragazzi, non si fermano, perché credono fermamente in ciò che hanno scelto.
Pertanto, Noi non ci vergogniamo, non abbiamo nulla di cui vergognarci.
Lasciateci insegnare!
Lasciate a Noi la scelta degli strumenti cartacei o elettronici, lasciate a Noi le scelte metodologiche più consone ed opportune, lasciate a Noi la libertà di scegliere i canali comunicativi più adeguati per giungere alle orecchie e al cuore dei nostri alunni. Lasciate che siano il Collegio dei docenti e i consigli di classe a deliberare l’attività didattica ed educativa.
Lasciate che l’insegnamento sia un’arte libera di esprimersi con tutte le tonalità dei colori e la pluralità delle forme, lasciate a noi i pennelli e gli scalpelli.
Lasciate che l’insegnante sia libero nella relazione educativa e nell’esercizio della sua azione didattica, affinché i nostri ragazzi crescano liberi, sviluppino un senso critico e costruiscano le proprie relazioni umane nel senso del rispetto delle libertà degli altri.
Lasciateci liberi di non tacere. Lasciate liberi anche di spargere ai quattro venti i nostri pensieri, ma lasciateci liberi di pensare.
Non ci sono dirigenti contro docenti. Avete ragione. C’è la Scuola.
Ci sono gli studenti sopra questa nave che naviga in un mare in tempesta ed in questo momento critico per la loro vita oltre che per il loro successo formativo, noi docenti italiani abbiamo dovuto raccoglierli con le nostre forze e porli dentro le nostre scialuppe. Ci stiamo, dunque, come sempre sforzando di far giungere ai bambini e ai ragazzi la nostra voce, i nostri sorrisi, i nostri insegnamenti usando le più moderne tecnologie pur di non spezzare la nostra relazione umana e professionale con loro, ben sapendo che la didattica a distanza sia la necessaria risposta ad un’emergenza che isola gli uni dagli altri i cittadini.
Lasciateci sperare, tuttavia, che la didattica a distanza non si trasformi, nel futuro della scuola italiana, nella progressiva distanza della didattica e dalla didattica, nell’isolamento, seppur tecnologicamente avanzato, tra i suoi principali attori: docenti e studenti. Lasciate che la loro relazione non sia unicamente mediata dagli strumenti, ma che sia il loro, libero e costante dialogo ed incontro umano, ad arricchirli nella loro reciprocità.
Firme di 170 Docenti
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