Le certificazioni dei cosiddetti Dsa, disturbi specifici dell’apprendimento, in soli 7 anni sono aumentate del 450%, pari dunque al 3,2% della popolazione studentesca. Un aumento da capogiro.
In realtà- si legge sul Messaggero- il boom si è incominciato a registrare dal 2010, anno della legge 170 per “Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico” che va a riconoscere la dislessia, la disortografia, la disgrafia e la discalculia come disturbi specifici dell’apprendimento e definisce quindi il diritto dello studente con diagnosi Dsa di usufruire di “appositi provvedimenti dispensativi e compensativi di flessibilità didattica nel corso dei cicli di istruzione e formazione e negli studi universitari”.
Solo negli ultimi quattro anni le certificazioni per la dislessia sono salite da circa 94 mila a 177 mila, con un tasso di crescita dell’88,7%, le certificazioni di disgrafia sono passate da 30 mila a 79 mila, con una crescita del 163%, quelle di disortografia sono cresciute del 150% passando da circa 37 mila a 92 mila alunni e la certificazione per discalculia è aumentata del 160% crescendo da 33 mila a poco meno di 87 mila casi.
Il numero complessivo di alunni con Dsa supera le 276mila unità, considerando che possono presentarsi più tipologie insieme. I casi certificati sono più numerosi nelle scuole medie con il 5,6% del totale, calano nelle scuole superiori al 4,7% mentre, alle elementari, viene registrata la percentuale più bassa con il 2% anche se i primi segnali emergono in seconda o terza media elementare. A livello territoriale, le certificazioni sono state rilasciate soprattutto nelle regioni del Nord-Ovest, Centro e Nord-Est.
Infatti tra le singole regioni, i Dsa certificati sono più numerosi in Valle d’Aosta e Liguria, in Piemonte e in Lombardia, quasi assenti in Calabria, Campania e Sicilia.
Ma senza una certificazione, il rischio per gli studenti è alto visto che il disturbo investe la sfera personale nel suo insieme, non solo la scuola. E dunque il boom di certificazioni deriverebbe dalla maggiore attenzione verso questi disturbi anche se, secondo gli esperti, ma non siamo ancora in linea con i dati internazionali che oscillano dal 5% al 15%.
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