Categorie: Personale

18 marzo, lo sciopero che non t’aspetti: alcuni istituti aperti dai presidi

Sta riscuotendo un successo oltre le aspettative lo sciopero nazionale indetto da alcuni sindacati minori per l’intera giornata di venerdì 18 marzo.

Dalle prime informazioni che stanno giungendo in redazione, sembra che in alcuni istituti vi sia stata un’adesione molto alta di personale Ata. Con dei dirigenti scolastici costretti a correre a scuola e ad aprire. Con conseguenze sul regolare svolgimento dell’attività didattica. Perchè mancando le condizioni minime per assicurare la vigilanza, la tutela degli alunni minori e disabili, sia all’ingresso che all’interno della scuola, il capo d’Istituto ha facoltà di sospendere le lezioni.

È presto per fornire giudizi, ma sicuramente possiamo dire che questi primi dati sorprendono non poco. Del resto, rimane forte il malessere per le ultime riforme attuate dal Governo su scuola e lavoro, ma anche per un blocco del contratto che perdura ormai da sei anni.

Ricordiamo che lo stop alle attività è stato proclamato per tutte le categorie pubbliche e private, da una serie di organizzazioni sindacali: Confederazione sindacale CUB, dall’Associazione sindacale SI-COBAS, dall’Unione sindacale USI-AIT, con adesione dell’Associazione sindacale SGB.

Le associazioni sindacali hanno indetto una giornata di protesta contro “la politica economica del governo Renzi e dell’Unione Europea, contro il Jobs Act e altre misure per il mercato del lavoro, contro l’abolizione dell’articolo 18, nonché contro il blocco dei contratti pubblici e privati, l’aziendalizzazione della contrattazione e l’individualizzazione del rapporto di lavoro, contro le privatizzazioni, le grandi opere dannose e la distruzione del territorio”.

Lo sciopero riguarda anche la riforma della scuola, la riforma del mercato del lavoro, la guerra e gli interventi militari all’estero, la rivalutazione delle pensioni.

 

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E pure i Partigiani della scuola pubblica aderiscono allo sciopero generale. Un ‘No alla “Deforma della scuola” (Legge 107/2015 cosiddetta “Buona Scuola”) che ha tolto speranza di formazione agli studenti, danneggiandoli clamorosamente con la farsa delle “buone pratiche dell’alternanza scuola/lavoro” che non offre nuove possibilità, bensì priva gli alunni della loro libertà di autodeterminarsi nella propria formazione ed in base alle proprie reali attitudini. Ha offeso la dignità professionale dei docenti, che saranno sottoposti al potere dei Dirigenti scolastici i quali direzioneranno le scelte didattico-educative delle scuole all’interno di giochi di potere che proietteranno la scuola pubblica verso l’ingerenza dei privati”.

Lo sciopero del 18 marzo, per quanto riguardo il personale tecnico, amministrativo e ausiliario, è stato proclamato dal sindacato Feder A.T.A.  Dei tanti motivi della protesta indicati dal sindacati, ne citiamo alcuni. 

Lo sciopero è stato proclamato “contro la violazione dell’art. 36. della Costituzione che recita “il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”; mancata considerazione nella riforma “La Buona Scuola” di tutta la categoria; contro il mancato riconoscimento giuridico ed economico delle mansioni svolte; per il rinnovo immediato del CCNL; per l’immissione in ruolo su tutti i posti disponibili e vacanti in organico di diritto; per la proroga fino al 31 agosto, per i contratti stipulati su posto vacante solo fino al 30 giugno”.

La decisione è giunta anche per dire no all’inserimento “del personale della provincia perdente posto negli organici del personale A.T.A., unico fra i dipendenti della P.A. ad avere rapporti diretti con dei minori e che, pertanto, non può essere considerato alla stregua degli altri dipendenti statali; contro il transito dei docenti “inidonei” o dei docenti tecnico-pratici perdenti posto nei ruoli degli assistenti amministrativi e tecnici; per la revisione o annullamento dell’accordo che regola lo svolgimento delle funzioni miste, tenendo conto fra l’altro che molti comuni non elargiscono i necessari fondi; per la revisione dei parametri per le tabelle degli organici con relativo superamento delle attuali regole restrittive”.

Feder ATA ha inoltre deciso di scioperare “per la revisione di tutte le attuali Aree o Profili; contro il mancato riconoscimento del Bonus scuola (500 euro) anche a tutto il personale ATA; per il passaggio in area D di tutti gli assistenti amministrativi in possesso della seconda posizione economica con almeno 24 mesi di servizio nel profilo superiore; per il passaggio in area C di tutti gli assistenti amministrativi e tecnici con relativo svuotamento del profilo B; per il passaggio in area As di tutti i collaboratori scolastici; per la soppressione dei commi 332-333-334 della Legge 190 del 23 dicembre 2014 – Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2015) – riguardanti le supplenze brevi e l’organico del personale ATA”.

Il Miur, nel cominicare l’iniziativa sindacale del 18 marzo, ha così scritto: “è giusto il caso di rammentare che l’Accordo Nazionale Integrativo sottoscritto l’8.10.1999, tuttora operante, ha individuato i criteri generali per la determinazione dei contingenti esclusivamente per il personale educativo e ATA, in relazione a quelle attività per le quali è necessario assicurare le prestazioni indispensabili anche in caso di sciopero”.

E ancora: “è bene precisare che le garanzie individuate dall’accordo del 1999 si applicano soltanto nel caso in cui nel periodo di indizione dello sciopero sia necessario – in relazione al tipo di scuola – salvaguardare alcune specifiche attività individuate come funzionali: all’effettuazione degli scrutini ed esami, con particolare riferimento agli esami finali; al pagamento degli stipendi al personale con rapporto di lavoro a tempo determinato”.

“Ricordiamo che la determinazione dei contingenti di cui sopra non è atto unilaterale del Dirigente, ma è demandata alla contrattazione d’istituto (art. 6, comma 2, lett. J  del CCNL)”.

Par Viale Trastevere, quindi, “è inutile precisare che il Dirigente Scolastico non può obbligare alcuno a rispondere e, tenuto conto che il personale ha piena facoltà di non dichiarare in anticipo la propria adesione o non adesione allo sciopero, la mattina stessa dello sciopero, la scuola può trovarsi a fronteggiare situazioni contingenti imprevedibili, tali da rendere difficile garantire non solo l’erogazione della didattica ma anche un’adeguata sorveglianza sugli alunni”.

 

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Alessandro Giuliani

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