Erano ancora gli anni della “ricostruzione”, successivi alla fine del secondo conflitto mondiale, quando all’ispettore scolastico Filippo Papa, nato nel 1897 a Motta Sant’Anastasia, un paesino della provincia catanese alle falde dell’Etna, venne un’idea che avrebbe nel corso dei decenni successivi cambiato il modo e lo stile dell’informazione scolastica.
La scuola del dopoguerra era ancora modellata sulla riforma Gentile del 1923 (nonostante ciò già affioravano dagli ambienti più “illuminati” e progressisti richieste e indicazioni di cambiamento) e dopo la scuola elementare per proseguire gli studi nella scuola media occorreva superare un esame di ammissione; in alternativa era possibile iscriversi ad una scuola di avviamento (professionale, industriale o commerciale).
Un modello culturale classista che non garantiva a tutti gli alunni di avere uguali opportunità di istruzione, essendo la scelta (peraltro non tutti proseguivano gli studi) legata spesso strettamente alla provenienza sociale dei ragazzi.
Ed è in questo clima, di “staticità” del sistema dell’istruzione ma anche di “fermenti” emergenti, che il 10 maggio 1949 nasce a Catania il giornale “La Tecnica della Scuola” (inizialmente è costituito da appena 4 pagine di formato cm. 33×49 e costa 15 lire). La testata, fondata da Filippo Papa che ne diventa anche il direttore, ha periodicità quindicinale e si avvale della collaborazione di ispettori scolastici, direttori didattici, docenti universitari, giornalisti. E’ un periodico culturale-scolastico (con forte connotazione regionale e rivolto soprattutto ai maestri, che allora erano impiegati della Regione e dei Comuni siciliani), perché, oltre ai problemi della scuola (soprattutto di carattere pedagogico-didattico), tratta anche argomenti d’arte e di letteratura.
Nei primi Anni ’50 cambia il formato della rivista e viene considerevolmente aumentato il numero delle pagine; alla fine di questo decennio un numero singolo del quindicinale costa 200 lire, mentre il prezzo dell’abbonamento si attesta a 1.500 lire annue.
Intanto, nel 1953 viene pubblicata per la prima volta la rubrica “Proteste/Proposte” (che ebbe una sua collocazione nel giornale per oltre sessant’anni, sin quando “andò in pensione”, anche perché nel frattempo gli insegnanti trovarono spazio per i loro interventi nelle rubriche del sito che si affermò nel nuovo Millennio): un’idea “vincente” perché dava voce direttamente alle comunicazioni dei lettori.
Nella scuola italiana, ancora poco incline ai cambiamenti necessari nel tessuto di una società in progresso dopo gli anni del fascismo e della guerra, un passo importante fu rappresentato dall’introduzione dell’Educazione civica nei programmi di insegnamento degli istituti secondari e artistici, avvenuta con il D.P.R. n. 585 del 13 giugno 1958.
Tre anni prima, nel 1955, mentre era ministro Giuseppe Ermini, vennero emanati i Programmi didattici per la scuola elementare in cui era previsto che “l’insegnamento religioso sia considerato come fondamento e coronamento di tutta l’opera educativa” e che “la vita scolastica abbia quotidianamente inizio con la preghiera”.
Al 1957 risale invece il Testo Unico n. 3 sullo stato giuridico dei dipendenti pubblici che riguardava anche il personale della scuola.
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