La Tecnica della Scuola un mese fa celebrava i 65 anni della sua nascita. Il 1949 è stato un anno ricco di iniziative sul versante dell’associazionismo degli insegnanti. Per iniziativa di un gruppo di professori di tedesco, riunitisi a Roma a Villa Sciarra nel 1947, nacque la prima associazione degli insegnanti di lingue. E fu proprio nel 1949 che si celebrò a Roma il suo primo congresso.
Primo presidente fu eletto un illustre germanista, professore de La Sapienza, Rodolfo Bottacchiari. Ma forse si deve ad un decreto legge luogotenenziale del 7 settembre 1945, definito eufemisticamente “infelicissimo”, se nei decenni successivi la categoria degli insegnanti di lingue si qualificò sul piano culturale e scientifico-professionale proponendosi come modello per tutta la classe docente, anche nella latitanza dello Stato, e, talvolta, nell’indifferenza del mondo universitario. Detto decreto trasferiva i professori di lingue e letterature straniere nei Ginnasi, negli Istituti Magistrali e negli Istituti Tecnici Inferiori in un ruolo transitorio ordinario della Scuola Media.
La qual cosa li danneggiava e soprattutto, col passare degli anni, creava una situazione che si andava complicando ed aggravando tanto da rendere impossibile una soluzione che potesse accontentare i molti danneggiati. Il curioso ossimoro che univa orrendamente i termini transitorio e ordinario oggi può far sorridere, ma allora i professori di lingue che cercavano di riconquistare un ruolo, uno spazio, una dignità per la propria disciplina, al termine della seconda guerra mondiale, forse non avevano tanta voglia di sorridere ed erano rimasti allarmati, giustificatamente, dall’applicazione dell’infausto decreto, principio e ragione di ogni male. L’allarme fu raccolto in varie sedi.
Si sentì non solo il bisogno di porre rimedio ai danni già noti, ma anche di essere preparati ad affrontare qualsiasi altro colpo potesse venire inferto alla categoria, che, unica, aveva dovuto subire simile trattamento. I promotori dell’Associazione, tutti insegnanti di ruolo, pensarono perciò, fin dal primo momento, che era necessario far conoscere quanta importanza avesse l’insegnamento delle lingue straniere. Elevare il tono dell’insegnamento voleva dire anche difendere dignitosamente la professione e far valorizzare l’opera ardua e meritoria dei cultori delle lingue e delle letterature moderne. Vale la pena ricordare questi fatti non per mera celebrazione ma come sollecitazione ai giovani professori di tutte le discipline, di ruolo o precari, di non abbandonare l’idea di una difesa, non solo della categoria, ma della Scuola nella sua globalità in un momento storico in cui l’istituzione viene da più parti ingiustamente attaccata e denigrata. Solo chi lavora nella Scuola conosce i suoi problemi, che non sono pochi. Non si lasci ad altri l’indicazione delle possibili soluzioni. E ciò non solo per interesse diretto e personale ma anche per quello dei propri figli.