Pochi giornali scrivono ormai sull’anniversario dei patti lateranensi: 11 febbraio1929. Sarà perché sono passati 85 anni, o perché di Mussolini è meglio non parlare, oppure perché nell’84 Craxi e Casaroli hanno firmato la revisione del concordato fascista? L’11 Febbraio del 1929 era un giorno dedicato all’apparizione a Lourdes, ma per l’Italia, fu il giorno del Concordato per antonomasia – tra la Santa Sede e il Regno d’Italia – nella sede del palazzo del Laterano. I Patti Lateranensi erano costituiti da un Trattato (che sancì la nascita della Città del Vaticano), una Convenzione finanziaria e il Concordato con gli accordi bilaterali. Fino al 1977, a scuola, si faceva vacanza per la ricorrenza della firma di quei Patti. E ciò contribuiva a tenere vivi la memoria e il ricordo del Concordato. Alla fine della seconda guerra mondiale, l’assemblea Costituente repubblicana decise di mantenere i Patti Lateranensi codificando gli articoli 7 e 8 della nuova Costituzione. Non fu apportata nessuna variazione ai Patti firmati dal Duce, ma fu stabilito che le modifiche future non richiedevano procedimento di revisione costituzionale. Il nuovo Concordato (tutt’ora in vigore), fu sottoscritto il 18 febbraio 1984, dal presidente del Consiglio Craxi e dal Card. Casaroli. Fu modificata la disciplina della proprietà e dell’organizzazione ecclesiastica, con la definizione di una nuova condizione giuridica e remunerativa del clero cattolico, e con l’instaurazione di nuove relazioni finanziarie tra Stato e Chiesa. Si stabilirono inoltre: le norme di attuazione in materia di insegnamento della religione cattolica (IRC) nelle scuole pubbliche, il riconoscimento delle feste religiose, regola l’assistenza spirituale nell’ambito di strutture come ospedali, carceri e così via. Per i rapporti finanziari, il Concordato prevede due forme di finanziamento per la Chiesa cattolica: uno privato e volontario (detraibile delle imposte) e uno pubblico, con la destinazione annuale di una quota pari all’otto per mille del gettito complessivo IRPEF. Da allora l’Italia ufficialmente fu meno cattolica e più laica. Nel mondo della scuola il dibattito non è solo se il crocifisso deve avere un posto nelle aule ma: se ha ancora senso l’insegnamento di “una sola” religione; se chi si “esonera” dall’ora cattolica possa godersi la libertà del nulla o abbia diritto ad un insegnamento alternativo; se abbia un senso dividere le classi per un motivo di pluralismo culturale in barba al dialogo interreligioso; se non si possa trasformare l’IRC in una lezione di “Storia delle religioni”…Per gran parte dell’opinione pubblica, l’Italia – a causa dei Patti Lateranensi – sostiene da anni enormi costi, sia dal punto di vista economico che in termini di laicità. A volte ci sono forti condizionamenti quando si affrontano problematiche borderline su coppie di fatto, eutanasia, aborto, demografia e ricerca scientifica. Intanto miliardi di euro transitano dalle casse dello Stato al mondo ecclesiastico per sovvenzionare – a livello diretto o/e indiretto con soldi pubblici – le scuole cattoliche, i cappellani militari e penitenziari con prebende varie e con privilegi ed esenzioni fiscali. Oggi sembra che l’ondata anti-concordataria degli anni postconciliari si è a poco a poco esaurita, anche perché era frutto di una lettura parziale e distorta dei testi del Vaticano II, il quale rifiuta indubbiamente i privilegi ma non i concordati in se stessi (Cost. Gaudium et Spes, n.76). Infatti, se un concordato si struttura come patto di libertà e di collaborazione esso ha piena legittimità ancor oggi. Semmai il problema e l’interrogativo è un altro: Sono passati 30 anni dal nuovo Concordato e la società ha subito radicali cambiamenti. Con l’attuale papa Francesco, non sarebbe il momento di tornare a formulare altri Patti più attuali e più adatti alle problematiche socioeconomiche dei nostri giorni? Chissà se, a distanza di 50 anni dal vaticano II, papa Francesco sta già pensando – “addirittura” – di organizzare un nuovo Concilio!
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