Il drastico calo delle culle in Italia porterà ad avere “60mila alunni in meno con una disponibilità di 11mila insegnanti”, se non si trovano “i mezzi per contrastare l’abbandono scolastico e allungare l’obbligo a 18 anni, a vantaggio della salute fisica, psichiatrica e della crescita dei giovanissimi”.
Il pediatra afferma pure che, con 60mila studenti in meno pari a 2.200 classi che se ne vanno in fumo, “invece di parlare solo di insegnanti, supplenze e precariato, fra le ottimizzazioni possibili delle risorse sarebbe il caso di pensare ai ragazzi, al loro sviluppo e alla loro salute. La maggior disponibilità di insegnanti potrebbe dunque essere impegnata a favore degli alunni estendendo l’obbligo scolastico a 18 anni, mentre ora è a 16. Oggi ci sono 300mila minori fra i 17 e i 18 anni che non vanno a scuola, mentre in questa età l’organismo è ancora in formazione, pertanto non adatto al lavoro”.
Ed è una preoccupazione soprattutto sanitaria quella che anima Farnetani che sottolinea come per la salute degli adolescenti la priorità della scuola “sarebbe quella di innalzare l’obbligo scolastico a 18 anni e allo stesso tempo combattere la dispersione che è anche uno strumento di lotta al lavoro minorile». Il pediatra assicura che “per crescere bene il messaggio è: tutti a scuola”.
Secondo il pediatra, inoltre, con l’obbligo a 18 anni, si riuscirebbe a contrastare “il disagio di questa fascia di età. Si consentirebbe una formazione migliore e più uniforme e si accompagnerebbe in modo più completo la crescita dei giovanissimi. Le risorse, per quanto riguarda gli insegnanti ci saranno. Sarebbe utile programmare questo intervento a vantaggio dei giovanissimi.”