Il 2 agosto 1980 un ordigno contenuto in una valigia abbandonata esplodeva, facendo crollare l’ala ovest della stazione di Bologna.
Furono 85 le vittime, la più giovane fu una bambina di tre anni, 200 i feriti.
Oggi, a distanza di 36 anni, Bologna e l’Italia non dimenticano quello che è stato uno degli attacchi terroristici più gravi della storia contemporanea del paese e del periodo compreso tra gli anni Sessanta e Ottanta del XX secolo. Le istituzioni hanno ricordato le vittime, la città ha allestito manifestazioni e iniziative per far sapere che non dimentica quel tragico giorno.
Al corteo che si è diretto verso la stazione ha aderito anche la comunità islamica di Bologna, per lanciare un importante messaggio di solidarietà. “Uniti contro il terrorismo” recita uno striscione: oggi più che mai iniziative del genere servono alla comunità per far sapere che il terrorismo e la paura non conoscono nazionalità né religione.
Eppure non dovrebbe essere difficile per l’Italia rammentare ciò. Non è passato poi così tanto tempo da quegli anni, gli anni di piombo, quelli in cui parole come “golpe” o “strage di Stato” volavano di bocca in bocca e talvolta si leggevano persino sul giornale.
Era il 7 dicembre 1969 quando sul The Observer il giornalista inglese Leslie Finer coniava l’espressione “strategia della tensione”.
Secondo Finer in Italia si stava delineando un vero e proprio piano volto ad alimentare gli scontri sociali già in atto tra le varie forze sociali, così da imporre una svolta politica reazionaria. Lo scopo principale dunque era quello di destabilizzare la situazione governativa italiana per colpire direttamente il sistema politico democratico.
Disordini, terrore, instabilità per rendere sempre più fragile la democrazia ma anche per arrestare il progressivo spostamento dell’asse governativo verso le forze di estrema sinistra.
Ecco perché molti storici hanno puntato il dito contro i movimenti di destra, ecco perché giornalisti come Pier Paolo Pasolini accusavano la Democrazia Cristiana e i partiti che orbitavano intorno ad essa: memorabile l’articolo che apparve sul Corriere della Sera il 14 novembre del 1974 con il titolo “Che cos’è questo golpe? Io so”.
Purtroppo difficilmente tra i banchi di scuola si arriva a studiare o quanto meno a parlare di questo capitolo ancora molto oscuro della storia d’Italia e fin troppi giovani ignorano le vicende legate alle cosiddette stragi di Stato.
Le nuove generazioni però devono sapere, per imparare a guardare oltre le apparenze ed essere consapevoli che non occorre andare troppo indietro nel tempo per ricordare i momenti bui, quando uscire di casa faceva davvero paura, quando il timore di essere al momento sbagliato nel posto sbagliato risuonava nella quotidianità come una bomba. Una bomba nascosta in una valigia abbandonata alla stazione.
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