Con il Coronavirus, “i più giovani sono stati temporaneamente privati dei luoghi in cui si costruisce e rafforza il senso civico di una collettività, primi fra tutti la scuola e lo sport”: dirlo, nel giorno della Festa della Repubblica italiana, è stato il Capo dello Stato Sergio Mattarella in un messaggio ai prefetti italiani.
“La crisi non è terminata e – ha continuato il Presidente della Repubblica – tanto le Istituzioni quanto i Cittadini dovranno ancora confrontarsi a lungo con le sue conseguenze e con i traumi prodotti anche nelle dimensioni più intime della vita delle persone”.
“La necessità di frenare la diffusione del virus ha imposto limitazioni alla socialità, sacrificando l’affettività e i legami familiari: distanze e diffidenze hanno accresciuto le situazioni di solitudine e di marginalità delle persone più deboli, esposte a nuove forme di povertà, deprivazione e discriminazione, quando non di odioso sfruttamento”.
Il riferimento alla scuola come luogo di formazione civica e di democrazia è stato fatto anche dal presidente della Camera, Roberto Fico: “Dobbiamo lavorare affinché la situazione emergenziale non crei – nella scuola come nella società – ulteriori disuguaglianze o ponga a repentaglio principi e diritti garantiti dalla Costituzione”.
“I valori della Repubblica che oggi celebriamo – ha aggiunto Fico – si realizzano quando facciamo tutto il necessario perché nessuno venga lasciato indietro. È un dovere che chiama in causa l’essenza democratica dello Stato, la sua capacità di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana, come ci chiede espressamente la nostra Costituzione”.
Secondo il presidente della Camera, “i valori repubblicani chiamano ciascuno di noi – oggi più che mai – alla partecipazione attiva alla vita civile e democratica che contribuisce a rendere migliore il nostro Paese”.
È la scuola, quindi, a trasmettere quel “principio responsabilità”, come illustrato dal dirigente scolastico Gianni Zen, insito nella nostra Costituzione, sperando che possano trovare accoglienza poi nella vita reale.
Nel quotidiano, purtroppo, la democrazia e il senso civico devono fare sistematicamente i conti con la prepotenza, l’arroganza e l’ostentazione del potere, anche quella criminale: la vera sconfitta della democrazia, però, non è insita nel nemico da combattere, ma nell’indifferenza.
Il senso dello Stato, della collettività, del noi prima dell’io, si perde nell’apatia e nell’omertà.
Senza la scuola, quella in presenza, quella svolta in classe dove si sedimentano i valori, questo senso esasperato di narcisismo, trova campo libero. E il senso della collettività, del “noi”, bene indicato dal Capo dello Stato, si perde, triturato nella centrifuga del “sé”, prevalente su tutto e a tutti i costi.
Ecco dove va anche trovato il senso della ricorrenza del 2 giugno.
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