Da settembre, i 7mila dirigenti scolastici saranno valutati in base alle loro competenze gestionali-amministrative e la capacità di valorizzare il personale. Tuttavia secondo Anief rimane un dato oggettivo che alla loro valutazione non corrisponda un adeguato incremento stipendiale.
Perché la valutazione dei nostri dirigenti scolastici verrà premiata con la cosiddetta “retribuzione di risultato”: il Miur sa bene, specifica Anief, che tale quota ha però un importo minimo, al contrario di quel che succede per gli altri dirigenti. Anche se non si dovesse tenere conto degli stanziamenti una tantum della Legge 107/2015, nel corrente anno scolastico la quota si aggira sui 2.700 euro annui.
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Il fatto è che non la retribuzione di risultato, ma l’intera retribuzione dei dirigenti scolastici è notevolmente più bassa rispetto a quella degli altri dirigenti dello Stato, mentre adesso siamo arrivati all’assurdo che il Ministero dell’Economia non vuole certificare i contratti regionali, perché pretende che venga aumentato proprio il peso della retribuzione di risultato, a scapito della retribuzione di posizione, andando contro lo stesso Contratto collettivo nazionale, che è chiarissimo: alla retribuzione di risultato va dedicato non oltre il 15% del Fondo unico nazionale.