La delega 0-6 a cura della senatrice Francesca Puglisi che prevede la creazione in tutta Italia di nuovi poli da 0 a 6 anni, è quasi pronta.
Lo scrive Il Fatto Quotidiano, ma ci vorranno molti soldi, mentre per ora disponibili sembrano solo 200 milioni, nella Legge di Bilancio 2017, che non basteranno. Inoltre, precisa Il Fatto, le nuove assunzioni saranno inferiori alle aspettative: da un minimo di mille a un massimo di 5mila posti. Ammesso che il ministero dell’Economia non si metta di traverso, considerando pure che le cifre sono ben lontane dalla platea degli iscritti in GaE, ancora 18mila. Ma il governo conta di assorbirli tutti nel giro di un paio d’anni grazie alle normali assunzioni da turnover (7mila posti sono stati banditi nel Concorsone), e all’Ape, che è gratuito per le maestre d’asilo ma che secondo le ultime stime dovrebbe essere sfruttato da circa 8mila insegnanti dell’infanzia.
Per quanto tuttavia riguarda il progetto 0-6 l’intenzione è quella di unire nidi e materne viste le diseguaglianze sul territorio, coperto appena, relativamente ai nidi, per il 17% del fabbisogno, con punte vicino allo zero nel Meridione (vedi il 2% della Calabria). Con la delega nascerà un nuovo ciclo unico, sotto l’egida del Ministero dell’Istruzione.
L’obiettivo è arrivare entro i prossimi anni al 33% di diffusione, creando dei poli omnicomprensivi dell’infanzia, affiancando il nido a dove oggi già esiste un asilo o creando strutture ex novo: il segmento 0-3 resterà di competenza comunale, il 3-6 statale; ma la gestione farà capo al Miur e ci saranno delle figure di raccordo didattico e organizzativo. L’idea è che i bambini possano compiere in questi nuovi centri tutto il loro percorso dalla nascita fino all’ingresso alle elementari.
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Si tratterebbe in pratica di una riforma che potrebbe davvero migliorare la qualità della vita delle famiglie italiane, ma occorrono molti soldi. Nella legge di Bilancio, precisa Il Fatto, ci sono 300 milioni di euro per le deleghe della Buona scuola nel 2017 (400 nel 2018, 500 nel 2019): di questi circa 200 dovrebbero andare subito allo 0-6, con un aumento proporzionale a quello delle risorse nei prossimi anni. Si costituirà così il nuovo “fondo per l’infanzia”, da cui saranno escluse le spese per il personale docente: servirà solo per i nuovi investimenti.
Il progetto prevede anche una continuità didattica fra nidi, asili e scuole elementari, in base a standard nazionali. E una formazione più qualificata degli insegnanti: tutti coloro che si fanno carico della prima istruzione dei bambini dovranno avere una laurea quinquennale in Scienze della formazione primaria per i maestri d’asilo, triennale in Scienze dell’educazione per gli educatori dei nidi. Invariato invece il sistema di reclutamento: concorsi nazionali per i primi, territoriali per i secondi. Il requisito, comunque, non sarà retroattivo: riguarderà solo i nuovi assunti. E qui i sindacati sollevano i primi dubbi sul destino di chi è iscritto in GaE ma non è laureato.
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