I tre volti del contratto di vendita: il compratore, la vittima e il chirurgo. Sul tavolo del baratto un rene, in cambio della fuga dal proprio Paese.
Un nuovo modo, fa sapere l’Ansa, per pagare i viaggi di sola andata dei migranti e che non è leggenda metropolitana, ma realtà globale del mondo povero, dove il Mediterraneo è diventato un punto di riferimento.
L’Africa è il fornitore in ascesa in un business che oggi coinvolge 50 nazioni. Tanto che l’Organizzazione mondiale della sanità ha stimato che, tra i reni trapiantati ogni anno, quasi il 10% viene procacciato illegalmente nel Secondo e Terzo Mondo. Scafisti eritrei, beduini del Sinai, trafficanti della Nigeria e broker in giro per il mondo lavorano all’ombra di alcuni di quei 63mila trapianti di rene stimati ogni anno.
I farmaci antirigetto hanno fatto enormi passi in avanti, aumentano i livelli di diabete del tipo 2 e le malattie del cuore. Non è un caso quindi se si allungano le file di pazienti, tra cui quelli pronti a spostarsi in qualsiasi continente per un trapianto illegale. Per questo l’offerta criminale si adegua alla domanda con i suoi punti di forza: prezzi variabili e rapidità per i richiedenti, pronti a sborsare fino a 200mila dollari per pagare tutta la filiera nel caso di un ‘donatore’ di rene uomo tra i 20 e i 30 anni. Un lavoro facile se aiutato dalle razzie al supermarket della disperazione. Ed in questo l’Africa non può che rappresentare un commercio all’ingrosso. Briciole per gli scafisti e i ‘traghettatori via terra’, che intascano percentuali del 10%. Si tratta soltanto di una catena di manovalanza, che fa parte di un un universo formato da chirurghi, dottori, tecnici di laboratorio o agenti di viaggio. I fiumi di denaro arrivano da facoltosi malati di rene dal Giappone, Italia, Israele, Canada, Taiwan, Stati Uniti e Arabia Saudita.
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