Categorie: Politica scolastica

2015, “l’annus horribilis per la scuola pubblica”

Era il cinque maggio. Lo sciopero epocale della scuola pubblica. Adesioni che hanno sfiorato l’80% , manifestazioni diffuse in tutta Italia.  Si era ad un passo dal ritiro del “ddl buona scuola”.

Ma le pressioni dei poteri imprenditoriali, industriali, delle lobby economiche, hanno prevalso. Il Governo è andato avanti, approvando una Legge scritta contro la volontà della quasi totalità della comunità scolastica.

Diventerà la Legge 13 luglio 2015 numero 107, ed entrerà in vigore il 16 luglio 2015. Vi è anche chi ha pianto. Scuole in lutto, insegnanti incazzati neri, studenti preoccupati. 

In estate si è parlato di scuola, su che fare, su come portare avanti le lotte. Si parlava di referendum.

Poi vi è stato chi ha cercato di strumentalizzare il tutto, fallendo in modo clamoroso, proponendo quesiti non condivisi, e non riuscendo a raccogliere neanche le firme minime necessarie. La scuola non è andata in vacanza. Doveva l’anno scolastico ponte di quella che passerà alla storia come la cattiva scuola, iniziare con assemblee diffuse, stati di agitazione permanente. 

Suona la campanella in tutta Italia. Nulla. Molti hanno tirato i remi in barca, perché si è compreso che la democrazia in questo Paese ha fallito. Se non si è riusciti a fermare quella Legge con uno sciopero epocale, come fermarla in corso d’opera? Una Legge non voluta dal mondo della scuola e che riscrive le norme fondamentali della scuola ex pubblica ora di tipo aziendalista? 

Impossibile con un solo sciopero in un sistema autoritario. Ma non si ha la voglia di andare oltre. Si è rassegnati e stanchi e delusi.  

Anno ponte si è detto. Ponte per le assunzioni straordinarie, docenti che opereranno sul potenziamento, che faranno un nuovo lavoro, che probabilmente si sogneranno la possibilità di avere una classe intera come i loro colleghi ordinari. Nessuno li ha obbligati, hanno detto. Certo. Ma come rifiutare il ruolo?  Dopo anni di precariato? Ed il raggiro della giurisprudenza comunitaria? Qualcuno lo ha rifiutato però il ruolo. I coerenti fino alla fine. Ma erano in pochi. Docenti potenziati, o sul potenziamento.

Lasceranno le loro città per andare soprattutto al Nord. Qualcuno anche da Nord andrà a Sud ma si tratta di casi irrisori.

C’era la sentenza della Corte di Giustizia Europea. Doveva arrivare la Sentenza della Corte Costituzionale in questo 2015 sul precariato. Ad oggi, che scrivo, nulla. E’ passata la scuola lavoro che entra anche nei licei, la scuola della competizione, delle competenze, che deve prepararti a divenire anche imprenditore. Intanto arrivano bonus, 500 euro. Mancia per la pseudo-formazione. Nella maggior parte dei casi verranno spesi per comprare un computer. Contratti fermi. Stipendi fermi. Scatti fermi.

Nel mentre si discute del comitato di valutazione, di chi sarà il più bravo od il più ciuccio, anzi quello no, per ora si parlerà solo del più bravo. E poi quando il sistema si perfezionerà, dopo due anni di rendimento insufficiente potrai anche essere licenziato. Decreto ” Brunetta” docet. Così saranno contenti tutti quelli che dicono che nella scuola non si licenzia.

Tra l’altro falsità, perché i licenziamenti nella scuola ci sono sempre stati. E la libertà d’insegnamento? Vuoi mettere la libertà d’insegnamento con il rischio di perdere il lavoro? La scuola deve fornire un servizio per soddisfare l’utenza, il docente è impiegato pubblico, punto.

 

Siamo nel 2015. Basta con questi ragionamenti sovversivi da ’68 o ’77. Il mondo è cambiato e la rivoluzione ha perso. E la ciliegina sulla torta, la perla nera di questo 2015, è data dalla formulazione dei  docenti contrastivi che devono essere contrastati. Cioè quelli che osano alzare il dito per dire preferisco di no signor tenente, pardon, dirigente. Insomma il 2015, Annus Horribilis per la scuola pubblica.  Ma toccato il fondo ci si può solo rialzare.

Marco Barone

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