Riassumere in poche battute l’andamento dei rapporti fra Ministro e sindacati nel corso del 2016 non è difficile: i rapporti non sono stati buoni, forse i peggiori degli ultimi anni.
C’è chi sostiene che non si era scesi così in basso neppure con i ministri Moratti e Gelmini che pure avevano assunto decisioni contestatissime dal mondo della scuola.
Le occasioni di scontro sono state numerose, a cominciare dai trasferimenti del docenti che non sono andati esattamente come si sperava. Per tutta l’estate le conseguenze dell’algoritmo della mobilità è stato motivo di proteste e ricorsi che hanno trovato però poco ascolto da parte del Ministero.
E poi c’è stata la vicenda della chiamata diretta che ha contribuito a rendere ancora più complicati e difficili i rapporti anche se, alla resa dei conti, gli stessi sindacati hanno dovuto ammettere che le operazioni di chiamata dei docenti dagli albi territoriali si sono svolte in modo legittimo e regolare.
Nel corso dell’anno la tensione fra Giannini e sindacati ha toccato la punta massima nel mese di maggio con una mezza dozzina di giornate di scioperi, fra i quali vanno ricordati quello del sindacalismo di base e della Gilda del 12 maggio e quello di Cgil, Cisl, Uil e Snals di 8 giorni dopo. Scioperi che per la verità non avevano avuto un grande risultato tanto che il ministro Giannini e lo stesso Renzi avevano dichiarato che, tutto sommato, alla scuola le riforme del Governo non spiacevano affatto.
In realtà, come si è detto, l’estate è trascorsa fra le proteste generali per gli esiti imprevisti del piano di mobilità.
La situazione sembra essere migliorata leggermente solo dopo il camibio di guardia a Viale Trastevere: con l’arrivo della nuova ministra Valeria Fedeli i rapporti stanno diventando più distesi (la firma dell’intesa sulla mobilità ne è il segnale tangibile), ma è ancora presto per dire se nel 2017 la situazione cambierà in modo significativo.
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