Stanotte ho fatto un sogno: dopo l’anno del Covid, il 2021 era diventato l’anno della rivincita. I governanti mettevano la scuola al centro degli interessi del Paese, considerata come vero volano di sviluppo e ritorno alla normalità. Non più a parole, ma con investimenti copiosi, fatti di decine di miliardi sottratti a spese da sempre ritenute più importanti come quelle militari.
Ho visto scuole finalmente collocate in strutture nuove, non più vecchie di 50 anni, con aule ampie e frequentante da classi di non più di 15 -16 alunni: gli studenti avevano tutti i loro computer collegati alla rete internet veloce.
La scuola era aperta anche il pomeriggio, con il personale necessario assunto all’occorrenza.
Tutti i docenti assunti erano competenti e formati in modo adeguato.
I docenti erano tutti di ruolo, non avevano vincoli di trasferimento, erano in numero sufficiente per affrontare la didattica, anche per il sostegno ai disabili, guadagnavano più dei colleghi tedeschi e godevano della stima delle famiglie.
Potevano contare su piattaforme telematiche efficienti messe a disposizione dall’amministrazione, pronta ad intervenire in caso di problemi. Anche la didattica a distanza poteva svolgersi agevolmente.
Pure il personale supplente poteva accedere al bonus docente.
Nel sogno i dirigenti scolastici erano eletti dal collegio dei docenti e gli insegnanti più bravi potevano fare carriera, trasformati in tutor dei colleghi più giovani negli ultimi dieci anni di carriera.
Il personale Ata non portava più la maglia nera degli stipendi meno pagati della pubblica amministrazione.
Anche le norme erano scritte in modo chiaro e si comprendevano benissimo!
L’augurio ai lettori della “Tecnica della Scuola” è quello di vivere un 2021 in una scuola che almeno tenti di realizzare questo sogno. Già sarebbe qualcosa. Con o senza Covid.
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