Il 1° marzo 2017, con voto unanime alla Camera dei Deputati, è stata approvata la proposta di legge che istituisce e riconosce il 21 marzo quale “Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie”.
E il 21 marzo perché è il giorno in cui finisce l’inverno e inizia la primavera, e dunque il risveglio della memoria e dell’impegno contro le mafie, ricordando le vittime innocenti.
L’iniziativa di Libera, che quest’anno celebra 25 anni dalla fondazione per impegno di don Ciotti, nascendo dal dolore di una mamma che ha perso il figlio nella strage di Capaci e non sentendo mai pronunciare il suo nome, ha come momento centrale la recita, per nome e cognome, di coloro che le mafie hanno ucciso, un modo per non farli morire mai e un ricordo per non dimenticare anche tutte le vittime delle stragi, del terrorismo e del dovere.
Dal 1996, ogni anno, viene scelta per la commemorazione una città diversa, iniziando da Roma e poi Niscemi (Cl), Reggio Calabria, Corleone (Pa), Casarano (Le), Torre Annunziata (Na), Nuoro, Modena, Gela (Cl), Roma, Torino, Polistena (Rc), Bari, Napoli, Milano, Potenza, Genova, Firenze, Latina, Bologna, Messina come piazza principale in contemporanea in 2000 luoghi, Locri (Rc) e in simultanea con 4000 luoghi, Foggia.
Quest’anno tuttavia, considerati i divieti di raduno per causa della epidemia da Covid-19 gli organizzatori hanno deciso di celebrare la Giornata attraverso una campagna social. Attraverso il web e i social, vogliono ricordare tutte le vittime innocenti delle mafie, le loro storie, i loro nomi e far sentire la vicinanza degli italiani onesti a tutti i familiari delle vittime.
Durante la XXV Giornata della Memoria e dell’Impegno, sabato 21 marzo a partire dalle ore 9, viene chiesto di realizzare un fiore, scegliere dall’elenco presente sul sito vivi.libera.it il nome di una vittima innocente delle mafie, farsi una foto e postarlo sui social.
“Il 21 marzo non è mai stata una data fine a se stessa ma sempre la tappa di un impegno che dura 365 giorni all’anno nelle scuole, nelle università, nelle associazioni, nelle parrocchie e dovunque i cittadini vivono quella responsabilità per il bene comune che è il primo antidoto al male delle mafie e della corruzione. Le vittime innocenti delle mafie non vogliono essere solo ricordati. Vogliono che continuiamo il loro impegno, che realizziamo le loro speranze. Ricordare, riportare al cuore le vite di persone strappate alle loro famiglie, realizzando, nei fatti, un diritto al nome e al ricordo che non ha contenuto “civilistico” ma etico, umano, solidale: valori portanti di una comunità capace di costruire un processo di Memoria”
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