Ventiquattro famiglie di bambini e ragazzi disabili hanno presentato un ricorso contro la Città Metropolitana di Milano che non avrebbe garantito, sin dall’inizio dell’anno scolastico, il numero di ore di assistenza necessarie ai loro figli per frequentare regolarmente le lezioni.
Questo avrebbe creato, scrive La Stampa, una discriminazione rispetto ai loro compagni di scuola, nell’esercizio del diritto allo studio.
Il ricorso coinvolge anche il Ministero dell’Istruzione, oltre che i singoli istituti scolastici frequentati dagli studenti, “per aver omesso di individuare nel PEI il numero di ore di assistenza educativa e/o alla comunicazione necessarie”.
«Il taglio delle ore di assistenza erogate è stato giustificato da Città Metropolitana con la mancanza di risorse economiche», spiega l’avvocato Laura Abet del Centro Antidiscriminazione. Dei 70 milioni di euro che lo Stato ha stanziato per le esigenze dei disabili per l’anno scolastico 2016/2017, infatti, in Lombardia ne sono arrivati 13, ma per soddisfare tutte le esigenze «ce ne vorrebbero circa 30mila».
Nel ricorso, per prima cosa viene chiesto al Giudice di ordinare alla Città Metropolitana di Milano di assegnare ai figli dei ricorrenti le ore di assistenza stabilite dal PEI e di coprirne i relativi costi. Inoltre, si chiede di risarcire gli alunni per il danno subito, oltre che i genitori per le spese che hanno dovuto sostenere in questi mesi per garantire ai propri figli la possibilità di frequentare la scuola.
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Infine, si chiede al Giudice di adottare, si legge sulla Stampa, un Piano di rimozione della discriminazione, così come previsto dall’ art.28, co.5, D.Lgs. 150/2011, che preveda la riorganizzazione del servizio con onere di reperimento delle risorse esclusivamente a carico dell’Amministrazione Pubblica, senza oneri anticipatori a carico delle famiglie garantendo la continuità del servizio, oltre ovviamente al divieto di reiterare in futuro analoghi provvedimenti.
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