Vanno a fare i baristi, i camerieri, gli ambulanti, le sciampiste, gli agricoltori, gli edili, aiutando così “le famiglie povere e impossibilitate ad assicurare un futuro scolastico ai propri figli”.
Gianni Melilla (Sel), presentando un’interrogazione a Montecitorio, ha snocciolato dati sconcertanti.
“Secondo un recente rapporto di Save the Children il 2,7 per cento ha meno di 11 anni, l’8,5 per cento meno di 12 anni, il 13,8 per cento meno di 13 anni”.
Almeno 30.000 sarebbero inoltre i minori tra 14 e 15 anni a rischio sfruttamento. “Si tratta di ragazzi e ragazze che fanno un lavoro pericoloso per la loro salute, sicurezza o integrità morale, lavorando di notte o in modo continuativo, con il rischio reale di compromettere gli studi, non avendo neppure un piccolo spazio per il divertimento o per il riposo necessario”. Eppure, secondo la legislazione italiana, i requisiti richiesti per la valida e corretta instaurazione di un rapporti di lavoro con un soggetto minorenne sono due: “il compimento dell’età minima prevista dalla legge, fissata a 16 anni, e l’assolvimento dell’obbligo scolastico per almeno dieci anni”.
E in particolare all’articolo 32 del trattato Onu sui diritti dell’infanzia tutela “il diritto del minore ad essere protetto contro lo sfruttamento economico ed ogni forma di lavoro pregiudizievole per la sua educazione, la sua salute e il suo sviluppo psico-fisico”.
E invece, secondo i risultati dell’azione ispettiva delle direzioni territoriali del lavoro, solo nel 2012 “sono state riscontrate 897 violazioni di rilevanza penale, con riferimenti, in particolare, al settore del terziario in cui maggiore risulta la percentuale di impiego dei minori”.
Tuttavia per i 260.000 adolescenti si tratta di impegni lavorativi saltuari solo nel 40% per cento dei casi, ma per il rimanente 60% si tratta di occupazioni continuative e per lo più illegali. Dice infatti Melilla: “A volte vengono reclutati in attività criminali: piccoli pusher, piccoli ladri, piccoli rapinatori fanno l’apprendistato alla delinquenza”.
Minorenni impegnati a tempo pieno in attività illegali, mentre la maggior parte delle violazioni sul lavoro minorile si è registrata in Lombardia, con 130 casi, seguita da Puglia (125) ed Emilia Romagna (105).