In base ai dati diffusi dalla Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan dal 2009, ovvero da quando è stato avviato questo conteggio annuale, sono proprio i bambini le vittime più numerose delle violenze scatenate dal conflitto tra forze governative e insorti. Di circa 11.500 civili afgani uccisi o feriti nel 2016, un terzo sono i più piccoli: “Il report evidenzia che la parte più vulnerabile della società, donne e bambini, è la più colpita. Nel 2016 la Unama ha contato 3512 bambini tra le vittime, registrando una crescita del 24 per cento rispetto al 2015”, ha spiegato Danielle Bell, direttore dell’Unama
In particolare, l’aumento delle violenze riguarda i bambini: oltre 3.500 sono stati uccisi o feriti lo scorso anno, in gran parte a margine dei combattimenti, ma anche a causa di mine e munizioni rimaste inesplose e deflagrate poi in loro presenza.
“Quaranta giorni fa stavo andando a scuola in bicicletta quando c’è stato un attacco suicida. Pochi secondi dopo ero steso a terra, incosciente”, racconta Maysam, che è ricoverato al pronto soccorso di Kabul. “Sono stato colpito mentre sfuggivo a una sparatoria tra due persone”, racconta Faridullah
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“Il 30 per cento dei nostri pazienti ha in media 14 anni – spiega Dejan Panic, coordinatore dell’ospedale delle emergenze – Le loro storie sono simili, il loro ferimento è un effetto collaterale di un conflitto che sta crescendo di intensità”
Da qui l’appello di Tadamichi Yamamoto, inviato speciale dell’Onu in Afghanistan: “Tutte le parti in conflitto devono prendere misure immediate, concrete, per proteggere i civili afgani, donne e bambini le cui vite sono sconvolte”.