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3.976: ecco quanti sarebbero i “Quota 96”

Scrive la parlamentare Pd: “il Comitato ristretto ha preso atto dell’esito del monitoraggio: 3976
Questa platea di beneficiari è già stata depurata da coloro i quali hanno raggiunto o raggiungeranno i requisiti Fornero (mentre include ovviamente quelli che decideranno di restare in servizio, e che nella scuola rappresenta una percentuale significativa).
Come Comitato ristretto siamo riconvocati domani per approvare un nuovo testo unificato delle due proposte di legge Ghizzoni e Marzana alla luce del monitoraggio.
Ho sentito stamattina una collega affermare, alla lettura dei dati, che dovevamo festeggiare. No, non è lo stato d’animo che mi anima in questo momento. Non c’è nulla da festeggiare nell’avallo con due anni di ritardo di quanto sosteniamo dal gennaio 2012.
Sale, invece, l’amarezza. E si rafforza la consapevolezza che la distanza tra istanze della società e risposte della politica aumenta costantemente per responsabilità della seconda.”
Amara consolazione dunque per tutti, mentre un folto gruppo dei “Quota 96” va in pensione il primo settembre prossimo senza intervento alcuno della politica, ma per marea calante della stessa Legge Fornero che ha però in compenso rubato loro due anni in più di lavoro non desiderato e forse a danno anche dei ragazzi.
E in più, con questo nuovo calcolo, si dimostra la scarsa efficienza, sia del Miur, che non ha saputo dare, balbettandoli, i numeri esatti della platea interessata, e sia dell’Inps che ne aveva contati oltre 9000. Si è infatti dovuto ricorrere a una circolare inviata in tutte le scuole per avere una mappatura esatta di coloro che gravitavano tra i “Quota 96” i cui risultati solo oggi sono stati ufficializzati dall’on Ghizzoni che, a dire il vero, prese a cuora questa faccenda al suo nascere. Ma a distanza di due anni il resoconto complessivo dell’efficienza della politica non è del tutto soddisfacente.
Il 19 novembre intanto si attende la sentenza della Corte costituzionale sulla Legge Fornero, sul cui esito saranno poi gli avvocati di parte a disquisire, mentre in caso di esito favorevole si ventila pure l’ipotesi di un risarcimento danni.
Ma c’è pure un’altra spada sospesa sulla testa di questi lavoratori nelle forme della procedura di infrazione che l’Ue ha predisposto contro l’Italia perché non ha equiparato l’uscita degli uomini (65 anni) con quella della donne (61). Il timore sta nel fatto che il Governo possa, per evitare l’esborso di qualche milione di euro, innalzare a 65 anni l’età per tutti, invece di abbassare. Tra i “quota 96” non pare dunque che ci sia pace come fra gli uliveti che in questo periodo vengono bacchiati.

Pasquale Almirante

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