Iniziava esattamente 55 anni fa, a Parigi, il “maggio francese”: il 3 maggio gli studenti universitari occuparono la Sorbona, una delle più prestigiose università europee.
E da quel momento, come spesso è stato ripetuto in seguito, nulla fu più come prima.
La “rivolta” era capeggiata da Daniel Cohn-Bendit, un giovane studente nato in Francia come apolide da padre tedesco (alla nascita non era stato registrato all’anagrafe francese e solo successivamente prese la nazionalità tedesca).
In realtà Dany il Rosso (il soprannome era legato non solo alle sue idee politiche “anarco-comuniste” ma anche al colore dei suoi capelli) si trovò a capo della rivolta della Sorbona in quanto proprio nei giorni precedenti la polizia francese aveva fatto sgomberare l’università di Nanterre, cittadina della periferia parigina.
Seppure con molte contraddizioni la protesta degli studenti si intrecciò quasi subito con quella degli operai e dei tecnici delle fabbriche.
La “svolta” arriva il 10 maggio, quando gli studenti occupano il Quartiere Latino: gli scontri con la polizia durano ininterrottamente due giorni, tanto da indurre i sindacati a proclamare uno sciopero generale per il 13 maggio.
Il risultato fu una incredibile manifestazione che bloccò la capitale francese.
Lo stesso presidente, il generale Charles De Gaulle, non aveva dato troppo peso alle proteste degli studenti, ma il 12 maggio il primo Ministro Pompidou interrompe la sua missione in Afghanistan e rientra a Parigi.
Dopo il 13 maggio lo sciopero continua in modo più o meno spontaneo e coinvolge praticamente l’intero Paese.
Il 22 maggio la Francia è quasi paralizzata e si realizza una inedita unità fra gli operai (quelli della Renault erano in prima linea) e gli studenti, inizialmente visti con sospetto perchè considerati di fatto figli della piccola e media borghesia parigina.
Vengono coniati slogan che sono rimasti nella storia: “l’immaginazione al potere, non è che l’inizio la lotta continua”, “studenti e operai uniti nella lotta” e così via.
Il maggio francese viene letto spesso come una “esplosione” improvvisa e imprevista ma non è così: le avvisaglie c’erano già da tempo: negli Stati Uniti la “rivolta dell’università Berkeley” andava avanti da anni; sempre negli Stati Uniti i movimenti degli studenti che protestavano contro la guerra nel Vietnam si intrecciavano con il movimento del Black-Power che lottava per i diritti dei neri; in Italia il maggio francese è stato di fatto anticipato dall’occupazione, avvenuta nel 1967, di Palazzo Campana di Torino, allora sede delle facoltà umanistiche.
Pochi mesi prima del “maggio francese”, in Cecoslovacchia era iniziata la “primavera di Praga”.
L’intero mondo occidentale attraversava una fase complicata, i fermenti culturali erano notevoli: sono gli anni dell’ “Uomo a una dimensione” di Herbert Marcuse, uno dei massimi esponenti della Scuola di Francoforte, di Jean Paul Sartre e di Theodor Adorno, solo per citare alcuni fra i grandi nomi della cultura mondiale di quegli anni.
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