Lorenzo Fioramonti può dunque incominciare a fare le valige, visto che aveva promesso: o tre miliardi per scuola e università o le dimissioni.
Secondo Il Sole 24 Ore la manovra 2020 potrebbe addirittura riservare un taglio dei fondi all’istruzione, stando alla nota di aggiornamento al Def, la cosiddetta Nadef, che rivede al ribasso (dal 3,5 al 3,4%) la quota di spesa pubblica in percentuale sul Pil dedicata all’istruzione rispetto alle previsioni del Documento di Economia e finanza di aprile.
Un taglio di 1,8 miliardi
Un taglio dello 0,1% che, se confermato nella legge di bilancio, vorrebbe dire 1,8 miliardi in meno già dall’anno prossimo alla lunga filiera che parte dalle scuole dell’infanzia e arriva agli atenei.
Anche le assicurazioni Di Maio sembrano vane
Anche Di Maio non se la passa bene, perché pure lui aveva assicurato che non ci sarebbero stati tagli all’istruzione, ma -ribadisce Il Sole 24 Ore- guardando il testo della Nadef lo scenario sembra differente. La tabella R1, a pagina 48 del testo pubblicato sul sito del ministero dell’Economia, riassume l’andamento della spesa pubblica «age-related». Alla voce scuola scopriamo che gli stanziamenti in percentuale del Pil nel 2020 sono attesi al 3,4 per cento. Per poi calare progressivamente al 3,2% nel 2025, al 3,1% nel 2030 e al 3% nel 2035. E iniziare la risalita solo nel 2040.
Dove trovare i soldi per la scuola?
Dunque, all’appello rischia di mancare 1,8 miliardi. Trovarli o meno non è questione da poco per tradurre in realtà le promesse contenute nella Nadef stessa. A cominciare dalla riduzione delle classi pollaio e dell’aumento degli stipendi degli insegnanti. Due misure che insieme potrebbero costare un paio di miliardi.